Dopo la lettera per farsi abbassare il voto di Maturità, Pietro Marconcini incalza Valditara: «A scuola crisi nervose, serve un confronto reale»


Dopo la clamorosa richiesta di abbassamento del voto di Maturità da 83 a 60, Pietro Marconcini, 19enne romano, è tornato a farsi sentire. Lo ha fatto annunciando l’intenzione di scrivere una seconda lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. «Non cerco visibilità – chiarisce – ma un dialogo. Serve rivedere il sistema di valutazione, che oggi crea sofferenza e disillusione». A distanza di qualche giorno, con la polemica ancora viva, il ragazzo ha scelto di rilanciare, proponendo un confronto diretto tra istituzioni e rappresentanze studentesche.
La protesta studentesca continua
«Il ministro ha parlato degli strumenti democratici – ha spiegato il ragazzo in una intervista al Corriere – ma la Consulta studentesca, ad esempio, non si riunisce da tempo. Chiederò anche questo nella nuova lettera: che si ricominci ad ascoltare davvero gli studenti». Marconcini ha preso parte al movimento di contestazione lanciato da alcuni maturandi in tutta Italia. Alcuni di loro si sono rifiutati di sostenere la prova orale, lui invece ha scelto un’altra strada: «Avevo già finito l’esame, ma volevo dare un segnale. Quel numero, l’83, non rappresentava né la mia esperienza scolastica né il malessere che ho vissuto e visto intorno a me». Il suo racconto è quello di una scuola segnata da stress, competizione tossica e mancanza di ascolto. «In classe – racconta – ho visto pianti, crisi di ansia, paura. E nessuno che ci chiedesse come stavamo. È questo che voglio cambiare. Non si tratta di utopia, ma di realtà concreta».
Il futuro di Pietro Marconcini, psicologia e impegno sociale
Oggi Pietro lavora grazie al Servizio Civile, ma ha già chiaro il suo prossimo obiettivo: studiare psicologia. «Non ho scelto in funzione di un lavoro, ma per interesse personale. Voglio imparare con serenità, senza l’ansia da prestazione che ha caratterizzato la scuola superiore». Nel frattempo, ad agosto partirà per un Interrail in Europa, viaggio vinto tramite un concorso. Ma la riflessione sul mondo della scuola resta il suo principale impegno. «Mi hanno scritto in tanti – racconta – anche studenti più piccoli, ringraziandomi. Sapere che il mio gesto ha dato coraggio ad altri è forse la cosa più bella che mi potesse accadere».
Non la voglia di apparire, ma di cambiare il sistema
Alle accuse di cercare fama risponde con fermezza: «Non parlo a nome di tutti, ma per quanto mi riguarda non c’è nessuna voglia di diventare un personaggio. Vengo da anni di attivismo, ho fatto il rappresentante d’istituto e facevo parte della Rete degli studenti medi. Non mi serve un palcoscenico, mi basta sapere di poter contribuire a un cambiamento». Marconcini non pretende di avere soluzioni pronte. Ma chiede che il cambiamento venga affrontato senza pregiudizi. «Non è solo una questione ideologica – conclude – ma pratica: introdurre supporto psicologico nelle scuole, rivedere i criteri di valutazione, rilanciare i fondi per i viaggi d’istruzione. Se queste sono battaglie ideologiche, allora vuol dire che qualcosa non funziona. Ministro Valditara, ci ascolti. Sediamoci a un tavolo, insieme possiamo davvero ripensare la scuola».