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«Zelensky approfitta della guerra per portare un autoritarismo corrotto in Ucraina»

Le accuse di Shabunin, sotto inchiesta per frode

Vitaliy Shabunin è fondatore e uno dei capi dell’Antac. Ovvero il Centro anti-corruzione che dal 2012 opera in Ucraina. Ha lavorato anche per l’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione (Nacp). Da una settimana è sotto inchiesta per frode ed elusione del servizio. E accusa il governo di Volodymyr Zelensky. Secondo lui lo stanno usando per mandare un messaggio: «Il messaggio è questo: se posso perseguire Shabunin, allora posso perseguire chiunque di voi». Tetiana Shevchuk, responsabile delle relazioni internazionali dell’Antac, dice oggi al Fatto Quotidiano che «è molto difficile trovare senso alle accuse».

La corruzione in Ucraina

Shabunin oggi rischia dieci anni di carcere: «Secondo la legge, è la pena massima. Gli investigatori devono, entro un anno, mandare l’indagine completa alla Corte. La società civile e altre organizzazioni che supportano il nostro lavoro hanno fatto dichiarazioni pubbliche in nostra difesa e hanno chiesto di mettere fine alla persecuzione legale». Secondo Shevchuk «il tentativo di diffamazione e le modalità dell’accusa dicono che il caso non riguarda solo Vitaly, ma è contro l’intera organizzazione. Vogliono rendere Vitaly un esempio per tutti, per farci tacere sulla corruzione. Anche nell’esercito, lui ha continuato sempre a denunciare e parlare di questioni sociali e politiche».

Zelensky e l’autoritarismo corrotto

Dopo che lo Sbu ha fatto irruzione in casa sua, a Kharkiv, Shabunin ha scritto su Telegram: «Approfittando della guerra, Volodymyr Zelensky sta muovendo i primi ma decisi passi verso un autoritarismo corrotto». Tatiana dice che denunciare la corruzione durante una guerra è difficile: «Capiamo l’importanza dell’unità e della sicurezza nazionale, ma è proprio per questo che denunciamo: la corruzione è una minaccia alla sicurezza, specialmente se parliamo di questioni che riguardano la Difesa. Se non risolveremo i problemi di oggi, ne avremo di più grossi in futuro. Capisco la difficoltà dei media: ci sono cose enormi sul tavolo come le forniture di armi. Ma dobbiamo ricordarci per cosa combattiamo: per i valori democratici».