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Simona Cinà, i pm contro le «fake news» sulla morte in piscina: «Due ragazzi si sono tuffati per salvarla». Ma la famiglia non crede al malore

04 Agosto 2025 - 18:26 Alba Romano
Simona Cinà
Simona Cinà
La procura di Termini Imerese indaga per omicidio colposo a carico di ignoti: sequestrate le bottiglie d'alcol trovate nella villa di Bagheria

Non è vero che i ragazzi che partecipavano alla festa a Bagheria nella quale è morta Simona Cinà si sono disinteressati del suo destino. Non tutti per lo meno. Né che la scena del «delitto», per meglio dire la zona della piscina in cui è annegata, sia stata ripulita per non lasciare tracce. Lo chiarisce oggi la procura di Termini Imerese in una nota tesa anche a smentire le notizie senza fondamento propagatesi negli ultimi giorni attorno alla morte della ventenne palermitana. Il corpo di Simona Cinà, scrivono i magistrati, «è stato rinvenuto da alcuni degli ultimi partecipanti ancora presenti alla festa intorno alle 4»: la ragazza era «esanime sul fondo della piscina, in un angolo distante, e dotato di scarsa illuminazione, rispetto alla zona ove erano collocati bar, consolle musicale e i servizi igienici». Resisi conto della tragedia, ricostruisce la procura sgombrando il campo da dubbi e illazioni, «almeno due ragazzi si sono immediatamente tuffati nella piscina, hanno recuperato il corpo e le hanno praticato le manovre di rianimazione salvavita in attesa dell’arrivo dei soccorritori». Quanto è giunto nella villa di Bagheria, proseguono i pm, il personale del 118 «ha provato a «rianimare la ragazza, purtroppo invano, non potendo fare altro che constatarne il decesso alle 5».

La festa in villa e l’inchiesta

Sul tavolo degli inquirenti di Termini Imerese è aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Nella villa, fanno sapere, sono stati rintracciati e sequestrati alcolici. Non è vero, insomma, che siano state fatte sparire le tracce della festa di laurea dalla villa di Bagheria. «In particolare, nei pressi del bancone adibito a bar, sono stati rinvenuti, tra l’altro, bicchieri e bottiglie di alcolici, come debitamente documentato». Materiale cje è stato sequestrato così come «ogni altro oggetto presente sulla scena ed utile a fini investigativi. Allo stato, dunque – afferma la Procura – non vi sono elementi in ragione dei quali ipotizzare che taluno abbia alterato la zona ove sono accaduti i fatti, facendo scomparire oggetti. Anche questa circostanza, in ogni caso, sarà oggetto di ulteriori approfondimenti». Tutti i ragazzi presenti sono stati ascoltati e hanno collaborato, precisano i pm.

La festa, poi il vuoto

Venerdì 1° agosto Simona era arrivata alla festa in villa, affittata da due amici neolaureati, nel tardo pomeriggio. A un certo punto della notte sarebbe scesa in piscina. Nessuno, secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe accorto del suo corpo immobile in acqua fino all’arrivo dei soccorsi, attorno alle 4.20 del mattino di sabato 2 agosto. Quando i sanitari l’hanno trovata, era già fuori dalla piscina, a faccia in su, con segni di massaggio cardiaco sul petto«Era una nuotatrice esperta, surfava, non può essere affogata in una piscina», sostengono i genitori.

I vestiti, il bicchiere, i sospetti

Accanto al corpo sono state trovate solo le scarpe e un bicchiere, ma non i vestiti. La minigonna e la canotta verde sono state poi rintracciate e sequestrate. Accanto alle mutandine c’era un bicchiere, ma non è stato analizzato per tracce di Dna, almeno per ora. La console del dj è stata portata via dai carabinieri, mentre sul cellulare della ragazza e su quelli degli altri invitati gli investigatori stanno cercando immagini e messaggi utili. Quando i familiari sono arrivati sul posto, denuncia poi la famiglia stessa, si sono trovati davanti un muro: una trentina di ragazzi in silenzio, nessuno che parlava, nessuno che si avvicinava. «Neanche le condoglianze», ha detto la sorella Roberta. Un comportamento che avrebbe aumentato i sospetti.

«Forse le hanno messo qualcosa nel bicchiere»

Resta la domanda cardine, ossia di cosa sia morta Simona, esperta nuotatrice. L’ipotesi più inquietante — ancora da verificare — è quella di una sostanza somministrata a Simona a sua insaputa. «Ce lo siamo chiesti. Perché nostra sorella non avrebbe mai assunto nulla da sola. Era attenta, faceva sport, si sottoponeva a controlli, seguiva una dieta precisa», dicono i fratelli. Le prossime risposte arriveranno forse dall’autopsia, chiesta dalla famiglia e autorizzata dalla magistratura, e dalle analisi tossicologiche. L’autopsia arà effettuata giovedì all’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo. Già domani sera saranno, invece, saranno svolte le analisi radiologiche sul corpo. Per ora, comunque, la procura non esclude alcuna pista: dal malore accidentale, all’incidente, fino a possibili responsabilità legate all’omissione di soccorso o alla somministrazione non consapevole di alcol o altre sostanze.

Chi era Simona Cinà

Simona Cinà era una promessa della pallavolo siciliana, originaria di Capaci. In alcuni video la si vede mentre balla latino poco prima della tragedia. La sorella racconta: «Aveva con sé il braccialetto di nostra madre, ci teneva tantissimo. Era lucida, presente, non era confusa». Intanto, emergono altri dettagli inquietanti: la villa non risulta intestata a nessuno dopo il 1997. I carabinieri stanno cercando di risalire ai veri proprietari e verificare se l’affitto per la festa fosse regolare. «Vogliamo sapere cosa è successo nei 50 minuti tra la sua scomparsa e la chiamata al 112», ripetono i genitori, che chiedono verità e giustizia. «Simona aveva tutta la vita davanti. Qualcuno deve sapere. Qualcuno deve parlare».

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