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Simona Cinà «forse drogata a sua insaputa»: i video della festa rimossi e la piscina ripulita

simona cinà morta piscina bagheria
simona cinà morta piscina bagheria
L'inchiesta per omicidio colposo. La possibilità di un malore. L'alcool sparito e il silenzio degli amici. Mentre la famiglia fa un'ipotesi

La procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti nell’inchiesta sulla morte di Simona Cinà. La ragazza di 20 anni è deceduta in una piscina durante una festa di laurea a Bagheria in provincia di Palermo. L’ipotesi al momento ritenuta privilegiata è quella di un malore o di un incidente. Ma la famiglia della ragazza avanza dubbi sull’accaduto. Gli elementi che per ora non tornano sono: la piscina ripulita, il silenzio degli amici e un video rimosso. Mentre c’è l’ipotesi che la ragazza sia stata drogata a sua insaputa.

L’indagine

Simona Cinà, pallavolista di Capaci, era alla festa di laurea di due amici. I legali dei genitori e dei fratelli della ragazza Gabriele Giambrone e Mario Bellavista hanno chiesto di disporre l’autopsia. Ma gli avvocati si domandano anche perché nella villa affittata per la festa tutto sia stato ripulito. Anche la piscina. I soccorritori hanno trovato solo bottigliette di acqua e bicchieri. I video del party sono stati tutti rimossi. La ragazza è stata trovata dentro la piscina in costume e già morta. Nessuno si è accorto di nulla. La ragazza era a faccia in su. «Simona era una surfista e nuotava perfettamente, difficile pensare che sia affogata in una piscinetta», sostengono i genitori. Il corpo è stato trovato dai soccorritori alle 4.23 fuori dall’acqua. Sul petto aveva i segni del massaggio cardiaco.

I vestiti

La canotta verde e la minigonna della ragazza sono stati sequestrati. Ma non il Dna del bicchiere trovato accanto alle mutande. La console usata dal dj per la festa è stata portata via. Le visure catastali dell’immobile si fermano al 1997. Dopo di allora non è chiaro chi sia il proprietario. Anche su questo ci sarà da indagare. Luciano Cinà e Francesca Corleone, genitori di Simona, ricordano con Repubblica che la figlia era una sportiva: «Vogliamo sapere cosa è successo» nei 50 minuti che precedono la telefonata al 112 delle 4,10. Alcuni video la mostrano mentre ballalatino americano. «Il bracciale di mia mamma a cui teneva tanto era in borsa, segno che era pienamente in sé», dice la sorella Roberta. «Non abbiamo trovato i vestiti di mia sorella, ma soltanto le scarpe. Dove sono i vestiti? C’era il bracciale e non i suoi vestiti? Che è successo?».

I vestiti e il telefono

Gli inquirenti adesso lavorano proprio su vestiti e telefono. Qualcuno ipotizza che alla festa sia girata della droga. I fratelli di Simona si dicono sicuri che la questione non riguarda lei. «Ce lo siamo chiesto, abbiamo pensato che forse qualcuno ha messo qualcosa nel bicchiere di nostra sorella». Perché Simona «non avrebbe mai preso qualcosa volontariamente, lei era salutista, si controllava periodicamente e le società dove giocava chiedevano sempre certificati medici». La famiglia Cinà racconta anche che «quando siamo entrati i ragazzi, forse una trentina, erano tutti zitti in un angolo, nessuno si è avvicinato, non ci hanno nemmeno guardato», ricorda Roberta. «Non hanno neppure risposto alle domande. Forse potevano fare qualcosa. Nessuno ci ha fatto le condoglianze».

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