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«Giocavamo in piscina e stava benissimo». Parla l’amica di Simona Cinà, la 20enne morta alla festa: «Non può essere annegata»

05 Agosto 2025 - 13:47 Alba Romano
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La testimonianza di Francesca Evola a "la Repubblica": «Sono andata via verso le 3.20, stava benissimo. Gli alcolici? Abbiamo bevuto qualcosa, ma nessuno ha esagerato»

«L’ultima immagine che ho di Simona è lei che balla vicino alla console del dj». A raccontarlo a la Repubblica è Francesca Evola, 20 anni, studentessa di scienze motorie e grande amica di Simona Cinà, trovata morta la mattina di domenica 3 agosto in una piscina, al termine di una festa di laurea privata in una villa a Bagheria, in provincia di Palermo. La giovane, atleta della Gala Sport Academy, è scomparsa tragicamente in circostanze ancora da chiarire. La procura di Termini Imarese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, ma l’ipotesi al momento ritenuta privilegiata è quella di un malore o di un incidente. 

«Sono andata via verso le 3.20, stava benissimo»

Francesca, che ha condiviso con lei l’intera serata, ha parlato con il quotidiano del legame profondo che le univa, delle ultime ore trascorse insieme e del rimorso che da giorni la tormenta: «Ci siamo divertite tanto, abbiamo ballato e giocato a palla in piscina tutta la notte. Poi le ho detto che avevo freddo e che volevo andare via. Lei invece è rimasta», racconta. La serata era cominciata dopo gli allenamenti, con una pizza tra amici e compagni di squadra. Poi la festa, risate, musica e tuffi in piscina. «Simona mi aveva detto: “Domani scendiamo a giocare al campo”», ricorda Francesca. «Sono andata via verso le 3.20. Se fossi rimasta, forse mi sarei accorta di qualcosa. Ciò che mi tormenta è il rimorso di non essere stata con lei fino all’ultimo».

«Simona era un’atleta completa, bravissima a nuotare»

Il giorno dopo, la tragica notizia: «Mia madre mi ha svegliata chiedendomi cosa fosse successo, perché Simona non c’era più. Non potevo crederci. Ancora oggi penso sia un incubo». Sulla dinamica dei fatti stanno indagando i carabinieri: tra le ipotesi al vaglio, anche quella dell’annegamento. Ma Francesca non ci crede: «La piscina era bassa, toccavamo con i piedi. E poi Simona era un’atleta completa, bravissima a nuotare. Non può essere annegata». Un dettaglio che rende ancora più incomprensibile la tragedia. Non risultano eccessi né episodi violenti.: «Abbiamo bevuto qualcosa, ma nessuno ha esagerato. Era una serata di divertimento sano». Il racconto dell’amica è anche un commosso omaggio all’amicizia che le univa, nata sui campi da gioco e rafforzata giorno dopo giorno: «Ci conoscevamo da tempo grazie alla pallavolo, ma è nell’ultimo anno abbiamo legato moltissimo perché aveva deciso di dedicarsi al beach volley che io pratico da tempo. Passavamo gran parte della giornata insieme: la trovavo a scuola a studiare o a cantare canzoni. E poi ci allenavamo al campo».

L’inchiesta

Nel frattempo, continuano le indagini per chiarire quanto accaduto la notte tra sabato 2 e domenica 3 agosto. Nella villa di Bagheria dove si è tenuta la festa di laurea «sono stati sequestrate bottiglie di alcolici». E appena i ragazzi si sono accorti del corpo della ventenne «esanime sul fondo della piscina, in un angolo distante e poco illuminato», in «almeno due si sono tuffati» nel tentativo di prestarle soccorso. Inoltre, tutti i ragazzi sentiti come finora testimoni «hanno avuto un comportamento collaborativo». È la ricostruzione della procura di Termini Imerese, che smentisce la versione della famiglia e del suo legale. I pm contestano in particolare «l’assoluta infondatezza dell’informazione relativa al mancato rinvenimento, sui bordi e nella zona adiacente alla piscina, di oggetti che lasciassero ritenere che in quel luogo si era tenuta una festa». Perché invece, «nei pressi del bancone adibito a bar, sono stati rinvenuti, tra l’altro, bicchieri e bottiglie di alcolici, come debitamente documentato» a «riprova di quanto affermato dai vari partecipanti sin dalle prime battute».

Le domande della famiglia

Inquirenti e investigatori forniscono poi una prima ricostruzione di quanto avvenuto nella Villa di Bagheria, che è anche una risposta alle domande poste dalla famiglia di Simona Cinà, quel «troppe cose non tornano», «ci sono punti oscuri»: nella villa, hanno sostenuto i familiari, c’era una festa di laurea, «ma non abbiamo visto la torta, non abbiamo trovato alcolici», i «ragazzi presenti erano tutti bagnati, in silenzio» e «c’erano le scarpe», ma «non i vestiti» di Simona. Sui vestiti la procura precisa che non sono scomparsi, ma sono stati sequestrati dai carabinieri. Sulla morte della giovane restano comunque ancora dei particolari da chiarire. I nodi fondamentali potranno essere sciolti soltanto dall’autopsia, che sarà eseguita giovedì prossimo nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo e al momento senza indagati.

Foto copertina: ANSA / FACEBOOK | Una combo della piscina in cui è stata trovata morta Simona Cinà e una foto della giovane pallavolista

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