Al Cern mille scienziati firmano la petizione contro Israele: c’è anche Carlo Rovelli


Anche al Cern di Ginevra irrompe il conflitto in Medio Oriente. Oltre 1.100 membri del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, di università e altri istituti di ricerca hanno firmato una petizione che condanna le azioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. La maggioranza sono italiani. Tra i firmatari compare anche Carlo Rovelli, noto fisico teorico e scrittore. Il documento, frutto di settimane di revisione e discussione interna, denuncia il blocco di «cibo, acqua e carburante» imposto dal governo israeliano. Cita inoltre il discorso dell’ex Alto rappresentante Ue Josep Borrell, che ha definito «genocidio» la politica di Tel Aviv, e chiede la fine «dello stato di guerra imposto dal governo israeliano ai palestinesi». Oltre alla condanna politica, la petizione avanza richieste precise: che il Council, l’organo di governo del Cern, garantisca l’assenza di qualsiasi legame diretto o indiretto del centro con attività militari, e che nessuna scoperta scientifica condotta al Cern possa avere un dual use, ovvero essere impiegata anche per fini bellici.
«Nessuno dei collaboratori del Cern diventi complice»
Nella petizione gli scienziati chiedono al Council «di prendere le misure necessarie per assicurare che nessuno dei collaboratori del Cern diventi direttamente o indirettamente complice delle campagne terroristiche e militari in Medio Oriente». La tensione è cresciuta nei corridoi del centro di ricerca dopo un gesto clamoroso avvenuto lo scorso 1° agosto: alcuni ricercatori hanno ammainato la bandiera israeliana posta all’ingresso del laboratorio e l’hanno gettata nella spazzatura. Un atto che ha scosso la comunità scientifica e ha evidenziato quanto il conflitto stia mettendo alla prova i valori fondanti dell’istituzione.
L’anima neutrale del Cern
Fondato nel 1954 per promuovere la pace e la cooperazione dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale, il Cern ha sempre imposto ai propri membri il divieto di lavorare per scopi militari, l’obbligo di pubblicare ogni risultato scientifico e l’impegno alla collaborazione internazionale. Anche durante la Guerra Fredda, il centro di Ginevra ha mantenuto il suo ruolo di punto d’incontro tra scienziati di blocchi contrapposti. Dal 2017, proprio in Medio Oriente, è attivo Sesame, un laboratorio nato da una collaborazione tra Cern e Unesco, in Giordania, che vede la partecipazione di Paesi spesso rivali come Israele, Palestina, Iran ed Egitto. Ma le dinamiche geopolitiche degli ultimi anni hanno incrinato l’ideale di una scienza completamente neutrale. Dopo l’invasione dell’Ucraina, il Cern ha interrotto i rapporti di cooperazione con istituti russi e bielorussi, aprendo un precedente che ha suscitato non poche polemiche. Ora, la guerra a Gaza riaccende il dibattito.
Le tappe della petizione
La petizione sarà sottoposta al Council nei prossimi giorni, e con essa la riflessione più ampia sul ruolo della ricerca scientifica in un mondo sempre più segnato dai conflitti. Sebbene il lavoro del Cern sia centrato sulla fisica fondamentale e non abbia legami con armamenti nucleari, le applicazioni secondarie di tecnologie come l’intelligenza artificiale pongono interrogativi sempre più urgenti. E non è solo Ginevra a interrogarsi. Anche in Germania, presso istituti come il centro Desy di Amburgo o le università tecniche di Berlino e Darmstadt, si discute della necessità o meno di abolire le civil clauses — norme che vincolano la ricerca a scopi esclusivamente civili.
August 5, 2025