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Gaza, Tajani: «Noi contrari all’occupazione di Gaza». Vance sulla Palestina: «Gli Usa non la riconosceranno»

08 Agosto 2025 - 21:30 Ugo Milano
La decisione del cancelliere Merz arriva mentre crescono le pressioni internazionali contro il piano di Tel Aviv di assumere il controllo di Gaza City. Intanto, l'Oms denuncia l'emergenza sanitaria

«Non siamo assolutamente favorevoli all’iniziativa del governo israeliano di occupare Gaza», dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine di un incontro sul Turismo delle radici a Jenne, in provincia di Roma. «Bisogna invece giungere al cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, ma basta guerra e bombardamenti: troppe vittime civili». Il primo settembre il ministro degli Esteri dell’Anp sarà in visita a Roma, ha ricordato Tajani, e l’Italia, col Qatar e l’Egitto è il Paese che accoglie più palestinesi. 

Vance: «Usa non riconosceranno Palestina»

«Gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di riconoscere lo Stato palestinese». A dirlo è il vicepresidente Usa, J. D. Vance, parlando con i giornalisti prima dell’incontro con l’omologo britannico David Lammy, in visita nel Regno Unito. Rispondendo alla domanda su cosa pensasse della decisione di Londra di riconoscere uno Stato palestinese, Vance ha affermato di non essere sicuro di cosa significherebbe tale riconoscimento, «data la mancanza di un governo funzionante». Vance ha poi affermato che gli Stati Uniti sono in «trattative costanti» con Israele per far arrivare più aiuti a Gaza, aggiungendo che gli Usa stanno lavorando per far arrivare più aiuti nella Striscia. «Siamo stati in trattative e conversazioni costanti, anche nelle ultime 24 ore, su come far arrivare più aiuti a Gaza, su come risolvere il problema umanitario e anche su come portare Hamas a una posizione in cui non possa continuare a minacciare i cittadini e i civili di Israele. Quindi c’è molto lavoro da fare. Ci sono molti obiettivi comuni», ha aggiunto, aggiungendo che Regno Unito e Stati Uniti potrebbero avere «disaccordi su come raggiungere esattamente questi obiettivi comuni».

Berlino sospende l’invio di armi

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato la sospensione delle esportazioni di armi verso Israele. «Il governo tedesco – ha dichiarato – non autorizzerà alcuna esportazione di attrezzature militari che potrebbero essere utilizzate nella Striscia di Gaza fino a nuovo avviso». La decisione arriva mentre crescono le pressioni internazionali contro il piano di Israele di assumere il controllo militare di Gaza City. Il premier britannico Keir Starmer ha definito il piano israeliano «sbagliato» e ha invitato il governo a riconsiderare la decisione. Anche la Cina ha espresso «profonda preoccupazione» per la situazione, esortando Israele a «cessare immediatamente le sue azioni pericolose». «Gaza appartiene al popolo palestinese ed è parte integrante del territorio palestinese», ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri cinese in una risposta scritta all’agenzia di stampa Afp.

Hamas: «Espandere aggressione significa sacrificare ostaggi»

L’uso da parte di Israele del termine «controllo» invece di «occupazione» è un tentativo di «eludere la propria responsabilità legale per le conseguenze del suo brutale crimine contro i civili», afferma Hamas, secondo cui il governo israeliano non si cura del destino degli ostaggi: «Si rendono conto che espandere l’aggressione significa sacrificarli».Il gruppo filo-iraniano, riporta Al Jazeera, ha definito la decisione di Israele di assumere il controllo di Gaza City un «crimine di guerra», sottolineando che il piano di Netanyahu spiega l’improvviso ritiro di Israele dall’ultimo round di negoziati.

L’Onu contro Netanyahu

Le Nazioni Unite lanciano un nuovo, durissimo monito a Israele: fermare immediatamente il piano per la completa presa militare della Striscia di Gaza. A dirlo è Volker Türk, l’alto commissario Onu per i Diritti Umani, che in una nota diffusa oggi da Ginevra parla di un’escalation che rischia di causare «sofferenze indicibili, distruzione insensata e crimini atroci». Il piano del governo israeliano, secondo Türk, si pone in contrasto con la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che ha ordinato a Israele di porre fine alla propria occupazione militare il prima possibile. Un’occupazione, aggiunge l’Alto commissario, che viola il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e mina ogni possibilità di una soluzione a due Stati. «Invece di intensificare questa guerra – ha detto Türk – il governo israeliano dovrebbe fare tutto il possibile per salvare le vite dei civili di Gaza, garantendo il pieno accesso degli aiuti umanitari». L’Onu ha ribadito anche la richiesta per il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi in mano ai gruppi armati palestinesi, così come la liberazione dei detenuti palestinesi incarcerati arbitrariamente da Israele.

Emergenza sanitaria a Gaza

Parallelamente, cresce la preoccupazione per le condizioni sanitarie drammatiche nella Striscia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) segnala un «preoccupante aumento» dei casi di sindrome di Guillain-Barré, una rara patologia neurologica che può portare alla paralisi o all’arresto cardiaco. Al 31 luglio, sono 64 i casi registrati, di cui 27 tra bambini e adolescenti sotto i 15 anni. Prima del conflitto – iniziato nell’ottobre 2023 – i casi annuali erano appena cinque. L’Onu ha confermato che almeno tre persone sono già morte a causa della sindrome, due delle quali minorenni. Non esiste attualmente uno stock disponibile di immunoglobuline endovenose, il principale farmaco per trattare la malattia, e gli ospedali – già al collasso per i feriti di guerra – non riescono più ad accogliere nuovi malati. La sindrome di Guillain-Barré non è contagiosa e si sviluppa a seguito di infezioni virali o batteriche. Nella maggior parte dei casi è reversibile con cure adeguate, ma senza farmaci e assistenza respiratoria può diventare letale.

Meningite, colera, epatite

Oltre alla sindrome neurologica, l’Oms ha documentato una diffusione allarmante di altre malattie infettive: poliomielite, colera, epatite A e scabbia si diffondono nei campi profughi sovraffollati, dove scarseggiano acqua potabile, servizi igienici e cure mediche. A luglio sono stati segnalati 420 casi sospetti di meningite, il numero più alto dall’inizio della guerra. A peggiorare la situazione è stata anche la distruzione del magazzino medico principale dell’Oms a Deir al-Balah, che ha causato una grave carenza di antibiotici, fondamentali per contrastare la meningite e altre infezioni gravi.

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