Il consiglio di Bernardini de Pace alle donne vittime del gruppo “Mia moglie”: «Dovete denunciare e vi consolerete con tanti soldi»


«I maschi quando sono giovani fanno la gara a chi ce l’ha più lungo, quando sono adulti a chi ha la moglie più bella e da mostrare, mercificare. Come abbiamo visto sul gruppo “MiaMoglie” chiuso su Facebook». Parola dell’avvocato Anna Maria Bernardini De Pace a Repubblica. In un’intervista a Romina Marceca aggiunge: «Io vorrei difendere tutte queste donne, anche se fossero 32mila come gli uomini che le hanno esposte. Purtroppo mi manca il tempo. Ma ci vorrebbe una class action con separazione e risarcimento del danno». Ritiene che la creazione e l’utilizzo di quel gruppo Facebook, ora chiuso è come se fosse un reato di violenza sessuale. «Io vorrei che il pm reagisse facendo immediatamente un’indagine dove non ci siano attenuanti ma solo aggravanti», aggiunge. «Il reato, grave – spiega – è quello della diffusione senza il consenso di immagini o video. Il codice penale prevede la multa fino a 15 mila euro e il carcere da 1 a 7 anni. Tutto aumenta se chi diffonde il materiale è il marito o compagno. Io chiederei per ognuna 22,5 mila euro moltiplicato per tutte le volte che quelle immagini sono state viste e per tutti gli uomini che le hanno viste».
«Per fermare gli uomini bisogna denunciare sempre»
Di uomini così, spiega, è pieno il mondo. E ne ha incontrati diversi anche nei suoi casi legali (in quanto esperta di divorzi). «Uno aveva accusato la moglie di tradimento depositando in udienza una serie di foto di lei a letto con uomini sempre diversi. La mia assistita non mi aveva detto nulla di questo ma che viveva una vita di violenza e sopraffazione. Ho chiesto cinque minuti di pausa in udienza e le ho domandato spiegazioni. Piangendo mi ha spiegato che quegli uomini erano conoscenze del marito che non solo aveva rapporti con loro ma che la costringeva a farsi fotografare con loro perché era anche un guardone», spiega. Le donne però denuncerebbero poco. «Perché le donne – sottolinea – ancora si vergognano. Si sentono dire che devono trovare il coraggio. No, io dico alle donne che devono denunciare perché farlo è un dovere e si fa anche se si ha paura. Altrimenti gli uomini diventano sempre più tranquilli nel commettere reati contro le donne. Per fermare gli uomini bisogna denunciare sempre».
Il caso del gruppo “Mia moglie” sui media stranieri
Il gruppo Facebook su cui venivano pubblicate, in Italia, foto senza consenso delle stesse interessate da parte dei proprio compagni e mariti è finito sui giornali stranieri. Come per esempio sul Financial Times, con un pezzo titolato “Italy outraged over men sharing intimate photos of their wives online” (L’Italia indignata per uomini che condividono online foto delle loro mogli). La Bbc paragona il caso a quello della violenza subita da Gisele Pelicot, la donna costretta per anni dal marito a essere stuprata da uomini, a sua insaputa perché inerme e drogata. Pelicot scoprì le violenze subite perché riuscì a trovare le sue immagini online. Sul caso emerse un processo che ha fatto la storia e riempito per mesi i giornali in Francia (e non solo).