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Dopo i dazi di Trump l’Ue punta sul Sudamerica: via libera all’accordo coI Mercosur. Auto, carne, industria: ecco cosa cambia

03 Settembre 2025 - 14:29 Gianluca Brambilla
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Si sblocca dopo 25 anni di trattative l'intesa sul libero commercio con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Intesa in visto anche col Messico. Così Bruxelles ha vinto i timori degli agricoltori

Ci è voluto il terremoto scatenato da Donald Trump nel commercio globale per spingere Unione europea e Mercosur a stringere un accordo commerciale. Dopo una trattativa durata circa due decenni, la Commissione Ue ha annunciato oggi di aver trovato un’intesa con il blocco di quattro Paesi sudamericani: Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Il tempismo pare tutt’altro che casuale e dimostra la strategia su cui punta Bruxelles per far fronte alla tempesta di dazi dichiarata dagli Stati Uniti: mettersi alla ricerca di nuovi e più affidabili partner con cui scambiare beni e servizi. «Questo non è solo un accordo commerciale, ma uno strumento strategico che contribuirà a definire il ruolo dell’Europa nell’economia globale per i decenni a venire», ha detto il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic annunciando l’accordo con il Mercosur e il raggiungimento di un’intesa aggiornata anche con il Messico.

Verso l’eliminazione di quasi tutti i dazi

Che un accordo fra Ue e America Latina fosse all’orizzonte, lo si era intuito già da qualche mese. In particolare, da quando Trump ha sconvolto il commercio globale imponendo tariffe ai Paesi di mezzo mondo, “alleati” compresi. Ora, dopo la formalizzazione dell’accordo sui dazi con cui l’Ue ha dovuto di fatto accettare il raffreddamento dell’asse commerciale con gli Usa, è arrivata l’accelerazione sul fronte sudamericano. Secondo fonti della Commissione europea, l’intesa annunciata oggi farà crescere del 40% il commercio con il Mercosur, che tradizionalmente è una delle regioni più protezionistiche al mondo. L’accordo dovrebbe eliminare i dazi su oltre il 90% delle merci esportate dal Vecchio continente, che attualmente si attestano al 27% per il vino, al 14-20% per i macchinari, al 18% per i prodotti chimici e al 35% per le auto. In termini assoluti, riferiscono le stesse fonti dell’esecutivo Ue, Bruxelles stima che le esportazioni europee verso il Mercosur cresceranno di 50 miliardi di euro, coinvolgendo chimica, automotive, meccanica, ma anche il settore agricolo.

I timori degli agricoltori

È proprio sull’agricoltura che si concentrano tuttavia dubbi e resistenze da parte di alcuni governi europei, che da anni tengono in scacco l’accordo e minacciano di ostacolarne il successivo percorso di ratifica al Consiglio. I primi passi negoziali sull’asse euro-sudamericano risalgono al 1999, oltre 25 anni fa. Già lo scorso dicembre, quando Ue e Mercosur dichiararono conclusi i negoziati, gli agricoltori scesero in piazza in tutta Europa per far sentire la loro voce. Il motivo è presto spiegato: ad oggi la metà di tutte le importazioni dell’Italia – e di molti altri Paesi Ue – dal Mercsour riguarda prodotti agricoli e alimentari, che con l’azzeramento dei dazi rischiano di inondare il mercato europeo e fare concorrenza agli agricoltori nostrani.

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EPA/Adrian Ruiz Hierro | Una protesta degli agricoltori spagnoli contro l’accordo con il Mercosur, febbraio 2025

Le «clausole di salvaguardia» che hanno convinto Parigi

Sono quattro i governi che più avevano espresso perplessità negli ultimi mesi sull’intesa con il Mercosur: Francia, Polonia, Austria e Irlanda. A Bruxelles d’altronde sono ben consapevoli che i malumori del settore agricolo rischiano di far deragliare la ratifica dell’accordo. E così i negoziatori europei hanno insistito per inserire nell’accordo finale una serie di paletti: quote di scambio e clausole di salvaguardia per i prodotti più sensibili, a partire dalla carne bovina, di cui i Paesi del Mercosur sono grandi produttori. Ed è stato proprio l’inserimento di queste clausole a convincere la Francia a cambiare posizione e appoggiare pubblicamente l’accordo. «L’Unione europea, e in particolare la presidente, ha ascoltato le nostre riserve», ha detto la portavoce del governo francese, Sophie Primas, proprio mentre a Bruxelles si annunciava il raggiungimento dell’intesa con il Mercosur.

Per convincere Parigi a votare a favore dell’intesa, la Commissione europea propone anche di sostenere l’accordo commerciale con un atto giuridico, che passerà dal Parlamento Ue, volto proprio a rendere operative queste salvaguardie e assicurare che siano efficaci. E se neanche tutto ciò dovesse bastare, resta sempre la “riserva agricola”, ribattezzata Unity safety net, da 900 milioni di euro all’anno e inclusa nel prossimo bilancio pluriennale per compensare eventuali impatti negativi per alcune filiere. «È un po’ come una polizza casa», spiega un funzionario Ue, «non ci aspettiamo danni, ma vogliamo essere pronti in caso di necessità».

La posizione dell’Italia

Tutti questi paletti hanno rassicurato anche il governo italiano, un tempo tiepido sul Mercosur, che ora dice di accogliere «con favore l’inserimento di un pacchetto di salvaguardie aggiuntiva a tutela degli agricoltori europei». Ed è proprio sull’efficacia di quelle clausole, precisa una nota di Palazzo Chigi, che l’Italia deciderà se «sostenere o meno l’approvazione finale dell’Accordo Ue-Mercosur». Critica la Coldiretti, che giudica non sufficienti le salvaguardie inserite da Bruxelles. Più aperturista il consorzio Italia del gusto, che parla di «opportunità concreta per rafforzare la presenza internazionale delle imprese italiane», ma chiede anche che «le clausole di tutela non rimangano sulla carta» e «vengano applicate in modo tempestivo ed efficace». Giacomo Ponti, presidente di Federvini, aggiunge: «Accogliamo con favore i passi avanti fatti a Bruxelles ma è indispensabile che le misure di tutela siano concrete, rapide e realmente applicabili».

Le protezioni contro l’Italian sounding

Ma a Bruxelles restano tutti convinti che l’accordo non penalizzerà le circa 30mila imprese che attualmente commerciano con il Mercosur. Anzi, l’intesa potrebbe diventare un ghiotto affare per la manifattura, la farmaceutica, l’automotive e non solo, che con l’azzeramento dei dazi – sostiene la Commissione – si vedrebbero spalancate le porte a un nuovo mercato da oltre 700 milioni di consumatori. E per quanto riguarda il settore agricolo, tra i “vincitori” dell’accordo potrebbero esserci alcuni prodotti italiani di punta, a partire dal Grana Padano e dal Parmigiano Reggiano, che non solo si vedrebbero abbassare sostanzialmente i dazi a cui sono sottoposti ma saranno anche protetti dall’Italian sounding, quella pratica di concorrenza sleale che consiste nel presentare prodotti con nomi e simboli che richiamano l’Italia, anche quando in realtà sono prodotti all’estero.

Porte spalancate al commercio tra Ue e Messico

Ma gli annunci fatti oggi dalla Commissione europea non riguardano solo il Mercosur. L’esecutivo Ue ha presentato infatti anche la nuova intesa raggiunta con il Messico, che aggiorna il documento precedente siglato nel 2000. Anche in questo caso, è stato il terremoto Trump a dare la spinta decisiva alle trattative e l’obiettivo è che Ursula von der Leyen voli oltreoceano per incontrare il nuovo accordo, insieme alla presidente messicana Claudia Sheinbaum, all’inizio del 2026. Secondo fonti europee, l’intesa rappresenta «una liberalizzazione praticamente totale» del commercio fra Ue e Messico. Rispetto al vecchio accordo, include la possibilità per le aziende europee di partecipare ai bandi pubblici e prevede capitoli appositi per le materie prime critiche e lo sviluppo sostenibile. Il Messico, poi, è un importatore netto di prodotti agricoli. E chissà mai che gli agricoltori europei potranno compensare eventuali danni dall’accordo con il Mercosur proprio aumentando le esportazioni da recapitare ai vicini di casa di Trump.

Cosa succede ora

Con l’approvazione di oggi da parte del Collegio dei commissari Ue, gli accordi commerciali con Messico e Mercosur passeranno al Consiglio Ue. La speranza di Bruxelles è riuscire a ratificare l’intesa con l’America Latina «entro fine anno» e quello con il Messico «all’inizio del 2026». L’iter sul Mercosur prevede una decisione del Consiglio europeo sulla firma, il voto del Parlamento europeo e quindi la ratifica vera e propria. Per il pilastro “globale” dell’intesa saranno necessarie, invece, anche le ratifiche dei singoli Stati membri.

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EPA/ANSA | Claudia Sheinbaum, presidente del Messico

Foto copertina: EPA/Andre Borges | Un incontro tra Ursula von der Leyen e il presidente brasiliano Lula nel 2023

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