Crosetto: «Avere una Difesa che sia tale non è politica, ma uno dei prerequisiti di sopravvivenza di una nazione»


«Avere una Difesa in grado di assolvere il proprio compito non è una scelta di natura politica, è uno dei prerequisiti di sopravvivenza di una nazione». Lo sottolinea, su X, il ministro della Difesa Guido Crosetto. «Non siamo in guerra, non la vogliamo e vorremmo che finissero quelle in corso – continua – Non lavoriamo per prepararci ad una possibile guerra ma semmai per evitarla in ogni modo possibile. Non abbiamo altro obiettivo che scongiurare che si creino le condizioni per un ulteriore peggioramento del clima internazionale.
«Sempre sul far cessare gli attacchi, in Ucraina come a Gaza»
«Le nostre parole, i nostri atti, le nostre posizioni, le nostre decisioni, sono sempre e soltanto state guidate dalla volontà di far cessare attacchi, ostilità, violenza, morti, in Ucraina come a Gaza, in Africa come in Asia. Nei limiti delle possibilità e del peso che, purtroppo, ha una nazione di medio peso senza risorse naturali importanti, senza una potenza militare rilevante, senza una potenza economica che possa incidere sul resto del mondo, che può contare solo sulla credibilità internazionale di chi la guida», ha dichiarato Crosetto. «Credibilità che, per nostra fortuna e nonostante tutto ciò che alcuni cercano di fare per screditarla, è altissima e fortissima, principalmente grazie al carisma, al lavoro, alla serietà di Giorgia Meloni. So che a molti non piacerà ma è così nei fatti – prosegue il ministro – Grazie a questo abbiamo cercato di portare sempre parole di pace, di razionalità, di buon senso, di verità, in ogni consesso al quale abbiamo partecipato». «Lo abbiamo fatto nel solco di una storia che ci ha legato da oltre 70 anni agli alleati occidentali ed europei, convinti che in questa alleanza ci fossero e ci siano le garanzie migliori per la nostra sicurezza e per la nostra libertà», continua.
«Serve recuperare quel gap»
«Ciò che sta accadendo nel mondo attorno a noi, indipendentemente dalle nostre alleanze e da ciò che ci è chiesto per farne parte, ci ha costretti e ci costringe a pensare alla nostra difesa e sicurezza in modo diverso da come l’abbiamo pensata negli ultimi 20 anni – sottolinea Crosetto – Farlo significa dare alle nostre forze armate tutti gli strumenti necessari a proteggere al meglio la nostra nazione in un momento nel quale sembrano crescere le minacce esterne». «Questo è uno dei compiti del ministro della Difesa: fornire gli strumenti e le migliori condizioni che le forze armate chiedono per assolvere il loro compito. Ciò che serve per difendere una nazione non è un requisito fisso ed immutabile ma varia a seconda delle condizioni esterne, delle possibili minacce, del clima internazionale – continua – Dopo la fine della guerra fredda è stato logico, sensato, razionale, diminuire gli stanziamenti che c’erano stati fino ad allora, ben superiori al 2%». «È stato sbagliato superare una soglia che ci ha fatto scendere sotto un livello minimo accettabile di mantenimento in efficienza dello strumento militare – conclude – Ora occorre recuperare quel gap, occorre farlo in modo razionale, serio, efficiente, economico, ed occorre anche, purtroppo, farlo al più presto».
«Lo scudo? Lo avremo nel 2031. Non siamo pronti»
Il ministro della Difesa, intercettato da Repubblica, ha dichiarato: «Quanto tempo ci vuole per mettere l’Italia in condizioni di difenderci da un eventuale attacco esterno? La mia previsione è questa: se, come stiamo facendo, ci attiviamo subito, prevedo ci vogliano sei anni. Dunque immagino nel 2031». Crosetto si riferisce alla difesa autonoma italiana, non al sistema complessivo di sicurezza che assicura l’alleanza atlantica. «Questo ovviamente — dice, riferendosi proprio alla data del 2031 — se non consideriamo la Nato e ipotizziamo, cosa che non è, che l’Italia debba difendersi da sola. Resta un fatto incontestabile: non siamo pronti. E io ho il dovere di dirlo».