Il motore della Formula 1? I dati. Così Lenovo fa «sfrecciare» le immagini più forti delle monoposto: «Bastano 320 millisecondi»


I Gran premi di Formula 1 durano circa dieci giorni. È il tempo necessario per trasformare una pista asfaltata di qualche chilometro nel palcoscenico della competizione più veloce del pianeta, con una audience complessiva di oltre 1,2 miliardi di persone. Nei 24 weekend lunghi che compongono la stagione, dal venerdì di prove libere alla domenica di gara, le monoposto sui rettilinei corrono a una frazione della velocità con cui le immagini vengono spedite su ogni televisione del mondo. Un meccanismo fatto di infinitesimali di minuto, di migliaia di chilometri fatti in un battito di ciglia. Dalla periferia di Londra, dove ha sede il Media & Technology Centre, fino al circuito in Australia e poi indietro in 320 millesimi, sfruttando la tecnologia di ultimissima generazione di Lenovo, da quest’anno global partner di F1. E senza nessun margine di errore: «Non c’è un domani, ci sono i prossimi due secondi. Contano solo quelli».
La Formula 1 in numeri: centinaia di telecamere e pc che volano per il mondo
Se le macchine sono lo spartito, il direttore d’orchestra è proprio il Media & Technology Centre di Biggin Hill, un’ora a sud della capitale del Regno Unito. A seguire le gare da vicino è solo l’Event Technical Centre, in breve ETC: una struttura provvisoria che viene tirata su e smontata a una ventina di metri da ogni circuito: «Quando arriviamo non c’è nulla, chiediamo solo acqua ed elettricità», ha spiegato Claire Sparks, a capo del settore Portfolio and Technical Initiatives di Formula 1. Dall’ETC passeranno poi tutti i dati necessari per fare sfrecciare le monoposto in pista e per trasmettere i duelli ad altissima velocità su milioni di televisioni. Tutto inizia, appunto, dieci giorni prima del grande giorno del Gran premio.

Nello spazio di cinque giorni, il tendone dell’ETC viene montato e riempito di tonnellate di computer, hardware e oltre 60 schermi presi direttamente dalla pancia degli aerei: «Semplificando, ci basta aprire le porte dei container e accendere gli interruttori». Sotto la pista vengono srotolati circa 60 chilometri di fibra ottica e installate due linee dati da 10 gigabit, che creano un collegamento diretto e pressoché istantaneo con Biggin Hill. Lungo la pista, in posizioni strategiche, vengono montati 147 microfoni, 29 videocamere, 400 sensori (tra timing loops, temperature sensors, RF receive sites) e 40 antenne mentre gli elicotteri si preparano a spiccare il volo per le riprese dall’alto.
Le gare di F1, video e dati per oltre 600 terabyte
I conti sono presto fatti: ogni weekend equivale a un flusso di 600 terabyte di dati che viaggia verso Londra, come fossero 48 anni di video o 200 milioni di canzoni. La latenza è minima: dai 320 millisecondi della lontanissima Australia ai 6 millisecondi di Silverstone, il circuito inglese. Un ingranaggio che non può e non deve mai incepparsi perché da quello non dipendono solo le trasmissioni tv ma anche la sicurezza dei piloti, visto che tutti i dati e le comunicazioni con i box sono filtrati proprio dalla tecnologia messa a disposizione da Lenovo. «Dobbiamo assicurarci di disporre di reti incredibilmente robuste, che funzionino con l’hardware giusto», ha commentato Claire Sparks. Una volta finita la gara, poi, nello spazio di poche ore dell’ETC non rimane più nulla: hardware, pc e la stessa struttura portante vengono imbarcati su aerei o camion e partono per la gara successiva. Che sia nella pioggia dell’Olanda o sotto i 50 gradi dell’Arabia Saudita.
Formula 1 e le sfide del futuro, dalla sostenibilità all’intelligenza artificiale
I maggiori cambiamenti sono arrivati negli ultimi anni, dalla promessa di diventare net zero entro il 2030 agli sconvolgimenti causati dalla pandemia: «Per questo siamo passati a un funzionamento più da remoto, cercando di ridurre le persone e le parti che si spostano in tutto il mondo», ha sottolineato Sparks. Lenovo, insieme a Formula 1, ha dei chiari obiettivi di sostenibilità ambientale. Da qui sorge l’Asset Recovery Service, un programma che permette di smaltire correttamente o ridistribuire il 95% dell’hardware obsoleto. Laptop, stazioni di lavoro e stampanti vengono smaltiti in modo sostenibile o rigenerati e ceduti ad aziende e organizzazioni, senza che vadano ad ammonticchiarsi in discarica. Se si parla di tecnologia, poi, è impossibile non parlare di intelligenza artificiale. Formula 1, grazie ai computer ThinkPad X9 Aura Edition di Lenovo, ha già sperimentato l’uso dell’AI nell’ottimizzazione della produzione: «Impieghiamo il 30% di tempo in meno per eseguire le query più complesse», ha rivelato Sparks. Per ora l’utilizzo è limitato alla cosiddetta color correction, per garantire la massima qualità e la migliore tonalità dei colori durante la trasmissione. In futuro? Chissà.

La partnership tecnologica F1-Lenovo e la mano umana dietro l’hardware
Per Lenovo la Formula 1 è una scelta strategica: «Condividiamo importanti valori e i principali obiettivi: fornire tecnologia e avvicinarci il più possibile alla passione di milioni di fan in tutto il mondo», ha sottolineato Lara Rodini, Global Sponsorships & Activation Director a Lenovo. Per la multinazionale questa collaborazione ha portato – e porta – con sé un ritorno non indifferente: «È una vetrina enorme. I fan sono davvero appassionati di tecnologia, ci prestano molta attenzione». La partnership, ha tenuto a rimarcare Rodini, «è prettamente tecnologica». Ma questo non significa che il fattore umano scompaia, al contrario viene esaltato perché deve sostenere i ritmi dell’hardware. Se c’è un problema, è il team tecnico che deve intervenire. Se c’è un dispositivo fallace, è il partner che deve accorrere per fornire un sostituto ovunque sia la gara nel mondo. Se ci sono volgarità o parolacce in uno dei team radio dei piloti, è la mano rapida di un uomo o una donna a «bippare» il francesismo e mandarlo in onda in meno di trenta secondi.