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Cinzia Pinna, indagata la compagna di Ragnedda. Le tracce cancellate e il divano nuovo comprato dopo l’omicidio: «Così lo ha aiutato a ripulire dal sangue»

30 Settembre 2025 - 15:04 Ugo Milano
cinzia pinna emanuele ragnedda confessione sparo
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La procura di Tempio Pausania indaga sulla ristoratrice di San Pantaeo. Il sospetto è che ci sia un altro complice. La svolta dopo il ritrovamento di oggetti insanguinati vicino alla casa dell'imprenditore

Nuova svolta nelle indagini per la morte di Cinzia Pinna, dopo che la procura di Tempio Pausania ha iscritto nel registro degli indagati Rosamaria Elvo. La ristoratrice di San Pantaleo è compagna di Emanuele Ragnedda, reo confesso del femminicidio di Pinna. Elvo è accusata di favoreggiamento. Secondo gli investigatori, avrebbe aiutato a cancellare le tracce dell’omicidio. La donna avrebbe pulito la casa dal sangue. Poi ha accompagnato Ragnedda a comprare un nuovo divano, così da cambiare quello macchiato dopo l’aggressione.

Il sospetto di un altro complice

Emanuele Ragnedda è stato aiutato quindi a far sparire le tracce dell’omicidio di Cinzia Pinna. Il sospetto è che ci sia stato anche un altro uomo a collaborare, oltre a Elvo. Anche se l’imprenditore insiste: «Ho fatto tutto da solo». Intanto dalla Tac emerge che ha sparato alla 33enne in piena faccia. Il proiettile è penetrato tra l’occhio sinistro e il naso. E dopo il primo colpo ha scaricato la pistola su di lei. L’autopsia vera e propria verrà effettuata nei prossimi giorni.

Le schegge sulla parete

Ragnedda ha indicato una parete della casa dell’azienda di Concaentosa che porta i segni delle schegge della Glock semiautomatica che ha utilizzato. L’arma è regolarmente registrata, ma l’imprenditore ne aveva due e la seconda non si trova. Secondo l’ultima ricostruzione fornita dal reo confesso quando Ragnedda l’ha incontrata per strada, la 33enne stava già male. Barcollava, urlava. Lui l’ha fatta salire in auto, offrendole cocaina. «Abbiamo litigato, mi ha aggredito con un coltello e mi ha ferito alla bocca e a un braccio», ha poi sostenuto. Luca Franciosi, 26 anni, resta indagato. Mentre l’imprenditore non vuole dire chi lo ha aiutato a ripulire il sangue. Tranne l’ombra di una grande macchia sul divano.

Il negozio di Arzachena

Ragnedda ha anche tentato di acquistare un nuovo divano. Con lui c’era una donna. Con la quale ha cenato sul litorale di Olbia pochi giorni dopo il delitto. Poi c’è la commessa di un bar con la quale è stato visto uscire spesso negli ultimi tempi; e un’amica con qualche anno in più, che da tempo lo frequentava. Lui sui social invitava spesso donne a casa: «Vieni a godere il mio vino…». Ieri sera, in un anfratto vicino a Costa Serena, appena oltre Palau e Porto Rafael, sono stati trovati un cuscino con un foro, tende e un tappeto da bagno e altri oggetti, tutti intrisi di sangue.

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