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Redditi dichiarati, chi guadagna di più in Italia? Sportivi, notai e farmacisti in testa: ecco la classifica

04 Ottobre 2025 - 19:18 Alba Romano
Le analisi per colesterolo, trigliceridi, glicemia che si fanno in farmacia sono attendibili? Gli esami per emoglobina glicata, potassio, transaminasi, creatinina, Proteina C-Reattiva, tempo di protrombina (PT/INR) e i 18 parametri dell’emocromo sono eseguite pungendo il polpastrello di un dito. L'esito è immediato. Ma, spiega oggi Milena Gabanelli nel Dataroom del Corriere della Sera, ci sono tre fattori che influenzano i risultati. Il primo sono i controlli di qualità prima dell'esecuzione dell'esame. Il secondo sono gli strumenti con cui si svolgono le analisi. Infine, c'è il tipo di referto. Il controllo di qualità assente Tutti i laboratori hanno controlli di qualità interni ed esterni. L'esame si svolge inserendo un campione di materiale che viene confrontato con il risultato ottenuto (è tollerato un margine di errore). Il risultato viene confrontato anche con quello di altri laboratori. Le farmacie non hanno questo obbligo. I sistemi diagnostici, che si chiamano Point of care test (Poct), hanno il marchio CE. Gli studi pubblicati a livello internazionale dalla National Library of Medicine dicono che nella misurazione del colesterolo cattivo (Ldl) l’analisi dello stesso campione ha prodotto un risultato di 131 milligrammi per decilitro (mg/dL) in laboratorio, e di 112 con il Poct. La sottostima media è del 14,5 %. Anche per i trigliceridi c'è un mismatch c'è una sovrastima del 44%. I sistemi diagnostici Questo errore si spiega con il prelievo capillare: in questi casi la misura si può falsare a causa delle tracce di sapone che rimangono sulle mani dopo il lavaggio che di solito precede l'esame. Anche per quello della creatinina risultano risultati più elevati di oltre il 15%. Ci sono anche problemi a valutare esattamente la concentrazione a causa della trasformazione in volume di filtrato glomerulare. Con l'utilizzo di una formula (Ckd-Epi) che fatica ad essere gestita dal Poct. Nel caso della glicemia le linee-guida per la diagnosi di diabete indicano 126 milligrammi per decilitro (mg/dL) come valore-soglia. I laboratori clinici per consentire una diagnosi accurata devono assicurare un margine di errore inferiore al 6,1%. Gli strumenti Poct, invece, hanno un margine di incertezza fra il 15 e il 20%. I livelli di transaminasi (Alt e Ast) Per i livelli di transaminasi i metodi prevedono l'aggiunta di piridossal fosfato nel reagente. Ma nei sistemi in farmacia non è previsto. Anche il fenomeno chiamato emolisi non viene riconosciuto dalle farmacie. Mario Plebani, presidente della Federazione Europea di Medicina di Laboratorio (Eflm) e tra i 100 patologi più influenti al mondo, dice al quotidiano: «Gli esami eseguiti in farmacia possono avere come unico scopo il monitoraggio di parametri già noti per vedere il trend di evoluzione dei valori, ma non certo per decidere la somministrazione o meno di una terapia. Non servono insomma per avere una diagnosi, ed anche nel caso del monitoraggio, l’operatore dovrebbe eseguire i controlli di qualità sugli strumenti. Invece le farmacie al momento non sono connesse con i servizi di medicina di laboratorio pubblici, non sono sottoposte a rigorosi controlli e dunque non garantiscono la confrontabilità dei risultati».
Le analisi per colesterolo, trigliceridi, glicemia che si fanno in farmacia sono attendibili? Gli esami per emoglobina glicata, potassio, transaminasi, creatinina, Proteina C-Reattiva, tempo di protrombina (PT/INR) e i 18 parametri dell’emocromo sono eseguite pungendo il polpastrello di un dito. L'esito è immediato. Ma, spiega oggi Milena Gabanelli nel Dataroom del Corriere della Sera, ci sono tre fattori che influenzano i risultati. Il primo sono i controlli di qualità prima dell'esecuzione dell'esame. Il secondo sono gli strumenti con cui si svolgono le analisi. Infine, c'è il tipo di referto. Il controllo di qualità assente Tutti i laboratori hanno controlli di qualità interni ed esterni. L'esame si svolge inserendo un campione di materiale che viene confrontato con il risultato ottenuto (è tollerato un margine di errore). Il risultato viene confrontato anche con quello di altri laboratori. Le farmacie non hanno questo obbligo. I sistemi diagnostici, che si chiamano Point of care test (Poct), hanno il marchio CE. Gli studi pubblicati a livello internazionale dalla National Library of Medicine dicono che nella misurazione del colesterolo cattivo (Ldl) l’analisi dello stesso campione ha prodotto un risultato di 131 milligrammi per decilitro (mg/dL) in laboratorio, e di 112 con il Poct. La sottostima media è del 14,5 %. Anche per i trigliceridi c'è un mismatch c'è una sovrastima del 44%. I sistemi diagnostici Questo errore si spiega con il prelievo capillare: in questi casi la misura si può falsare a causa delle tracce di sapone che rimangono sulle mani dopo il lavaggio che di solito precede l'esame. Anche per quello della creatinina risultano risultati più elevati di oltre il 15%. Ci sono anche problemi a valutare esattamente la concentrazione a causa della trasformazione in volume di filtrato glomerulare. Con l'utilizzo di una formula (Ckd-Epi) che fatica ad essere gestita dal Poct. Nel caso della glicemia le linee-guida per la diagnosi di diabete indicano 126 milligrammi per decilitro (mg/dL) come valore-soglia. I laboratori clinici per consentire una diagnosi accurata devono assicurare un margine di errore inferiore al 6,1%. Gli strumenti Poct, invece, hanno un margine di incertezza fra il 15 e il 20%. I livelli di transaminasi (Alt e Ast) Per i livelli di transaminasi i metodi prevedono l'aggiunta di piridossal fosfato nel reagente. Ma nei sistemi in farmacia non è previsto. Anche il fenomeno chiamato emolisi non viene riconosciuto dalle farmacie. Mario Plebani, presidente della Federazione Europea di Medicina di Laboratorio (Eflm) e tra i 100 patologi più influenti al mondo, dice al quotidiano: «Gli esami eseguiti in farmacia possono avere come unico scopo il monitoraggio di parametri già noti per vedere il trend di evoluzione dei valori, ma non certo per decidere la somministrazione o meno di una terapia. Non servono insomma per avere una diagnosi, ed anche nel caso del monitoraggio, l’operatore dovrebbe eseguire i controlli di qualità sugli strumenti. Invece le farmacie al momento non sono connesse con i servizi di medicina di laboratorio pubblici, non sono sottoposte a rigorosi controlli e dunque non garantiscono la confrontabilità dei risultati».
La forbice tra i redditi delle professioni più remunerative e quelli dei settori più modesti resta molto ampia. Cosa emerge dall'Osservatorio sulle entrate fiscali 2025

In Italia i guadagni più alti non si trovano in ufficio: a dominare la classifica dei redditi sono gli sportivi professionisti, seguiti da notai e farmacisti titolari di farmacia. È quanto emerge dall’Osservatorio sulle entrate fiscali 2025, riportato dal Corriere della Sera, e secondo cui i redditi medi dichiarati nel 2024 (riferiti al 2023) mostrano differenze notevoli tra professioni, lavoratori autonomi e dipendenti. In termini assoluti, al vertice ci sono gli sportivi professionisti, con un reddito medio annuo lordo di 270.070 euro. La categoria comprende calciatori, ciclisti e atleti di altre discipline, ma si tratta di una platea relativamente ristretta: poco più di 164.700 iscritti all’Inps. Seguono i notai, con 160.546 euro annui, e i farmacisti titolari di farmacia, a 107.098 euro. A guidare questa classifica sono professionisti soggetti a dichiarazioni complete e trasparenti, come sottolinea l’osservatorio: «Tutti i notai fanno la dichiarazione dei redditi e non ci sono evasioni ed elusioni che invece possono riguardare molte altre categorie».

Dipendenti e lavoratori autonomi

Se si considerano, solo gli iscritti all’Inps, i redditi più alti si concentrano ancora tra gli sportivi, seguiti da circa 90mila sanitari iscritti alla Cassa Pensioni Sanitari, con 87.010 euro lordi annui, e dai 14.500 giornalisti dipendenti, che dichiarano mediamente 68.280 euro. Il settore del volo – piloti e personale di bordo – registra 39.790 euro, mentre i dipendenti statali e degli enti locali si collocano tra 34 e 37mila euro. La maggior parte dei dipendenti del settore privato (circa 15,3 milioni) e dei lavoratori autonomi come commercianti, artigiani e coltivatori diretti (circa 4,5 milioni) dichiara redditi medi fino a 25-26 mila euro.

Gli iscritti alle casse professionali 

Tra le professioni regolamentate dalle Casse professionali, i redditi medi più alti si confermano tra notai, farmacisti e attuari con oltre 100mila euro. Seguono commercialisti (88.366 euro), chirurghi (74.000 euro) e dentisti (67.000 euro). In fondo alla classifica figurano giornalisti liberi professionisti (17.342 euro), co.co.co (11.000 euro), biologi (20.922 euro), periti agrari (23.101 euro) e psicologi (25.657 euro). L’analisi precisa che «i redditi esposti sono delle medie che includono anche iscritti con reddito zero o negativo».

Lavoratori autonomi

Tra i lavoratori autonomi soggetti alla valutazione Isa, i redditi più alti emergono tra intermediari del commercio (67.800 euro), informatici (56.500 euro) e amministratori di condominio (50.300 euro). I servizi funebri si fermano a soli 41mila euro, le strutture ricettive, comprese alberghi e attività extraalberghiere, dichiarano circa 31mila euro, i meccanici raggiungono i 26mila euro, i gestori di stabilimenti balneari si fermano a 24mila euro, mentre gli orologiai e gioiellieri dichiarano circa 24mila euro. Seguono ristoranti, pizzerie e trattorie (24mila euro), così come bar, gelaterie e pasticcerie, che dichiarano solo 18mila euro, estetisti (15.400 euro), tintorie e lavanderie (14.000 euro). Tuttavia, la vera sorpresa arriva dai gestori di discoteche, sale da ballo e scuole di danza, che risulterebbero tra i più “poveri” sulla carta, con un reddito annuo di soli 12mila euro. L’indagine conferma come in Italia la forbice tra i redditi delle professioni più remunerative e quelli dei settori più modesti resti molto ampia.

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