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La strana storia del dipinto di Monet scomparso e riapparso in casa Agnelli

13 Ottobre 2025 - 07:02 Alessandro D’Amato
monet scomparso indagine agnelli elkann 1
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Nell'inchiesta sull'eredità Agnelli si cerca un'opera di grande valore che sarebbe sparita dalla collezione

Tre Monet e un solo originale. Che vogliono tutti: Lapo, la procura di Roma, Margherita Agnelli. Oltre a un ignoto cliente di Sotheby’s che vorrebbe goderselo. Nell’inchiesta sull’eredità Agnelli i quadri rappresentano un punto di non ritorno. In particolare uno, il Glaçon numero 2. Nel 2013 è stato battuto per 16 milioni. Proveniente da un’azienda specializzata: la Duhamel, con sede a Parigi. Era stato anche esposto in un museo dall’impresario Marc Restellini. Non può essere lo stesso degli Agnelli perché all’epoca si trovava a Villa Frescot in usufrutto a Marella Agnelli. Che muore nel 2019. La storia la racconta oggi Il Fatto Quotidiano.

I tre Monet degli Agnelli

La figlia Margherita però quando entra in casa della madre non trova nulla. E presenta una denuncia alla procura di Milano. Perché ritiene che il Glaçon, assieme a un’altra decina di opere, le sia stato illecitamente sottratto dai suoi figli, John, Lapo e Ginevra, con cui da anni è in causa per l’eredità dei genitori. Il pm di Milano Eugenio Fusco scopre che si trova in Svizzera in un caveau di un mercante d’arte che si chiama Garbiele Martino. Parte la rogatoria, i gendarmi elvetici entrano in un box blindato del porto franco di Chiasso. Ma non trovano niente, sparita ogni traccia. E quindi: tutti prosciolti. Ma nel 2024 il sequestro della Gdf interessa anche un caveau del Lingotto. Dove si trova proprio il Monet. Ma è una copia del 2008.

L’originale

L’originale invece secondo gli elenchi sequestrati alla segretaria particolare di Elkann Montaldo si trova in Svizzera a Chesa Alkyone, nella casa che fu di Agnelli. Come ha fatto ad arrivarci? Soprattutto senza l’autorizzazione necessaria per le opere d’arte di grande valore? Il reato vale tra 2 e 8 anni di reclusione a cui si aggiunge la confisca. Il Pm Stefano Opilio indaga e trova un inventario che dimostra la presenza a Torino del Monet. Datato 20 ottobre 2003, poco dopo la morte dell’avvocato, si intitola “Art Frescot”.

Le mail

La Gdf trova anche mail di Montaldo: «L’originale del Monet era quindi a Frescot ed è stato sostituito da una copia?». E poi: «Per il Monet non esiste (importazione, ndr) temporanea, il dr Martino si è presto un giorno per valutare come approcciare la pratica». Di certo c’è che Sotheby’s ne ha venduto uno nel 2013. «Siamo sicuri che tutte le procedure siano state seguite», risponde oggi la casa d’aste al quotidiano. Nel 2013 John Elkann aveva scambiato mail proprio con la casa d’aste. Sotheby’s chiedeva umilmente a Elkann di inviare l’opera a New York, per poterla confrontare con l’altra. «Sarà nostra cura provvedere alle spese di spedizione e assicurazione», dicono. E quindi il Monet è volato dalla Svizzera a New York. Poi è tornato. Ora lo possiede Lapo. Forse.

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