La pizza infiamma la borsa Usa: offerta da 2 miliardi per Papa John’s. È la terza catena nel mondo, presente in tutti i paesi meno che in Italia


Per i palati di un italiano non è forse il massimo, e un Sorbillo probabilmente ne sarebbe inorridito, ma la pizza all’americana sta infiammando il Nasdaq e gli appetiti di mezzo mondo. Fra martedì 14 e mercoledì 15 ci sono stati veri e propri fuochi di artificio intorno al titolo di Papa John’s pizza, la terza catena di pizzerie nel mondo nonché marchio più noto agli americani dopo quello di Domino’s pizza. Il titolo di Papa John’s stava salendo già da qualche giorno, poi è esploso la mattina del 15 ottobre dopo che Reuters ha lanciato l’ipotesi di una offerta di acquisto da parte del fondo Apollo Management a 64 dollari per azione, contro i 48,68 dollari della chiusura del titolo il 14 di ottobre. La valutazione della catena di pizzerie è dunque di circa 2 miliardi di dollari, superiore a quella che lo stesso fondo Apollo congiuntamente a uno del Qatar aveva fatto nell’aprile scorso.
Il fondatore della catena costretto a lasciare per una battuta razzista in una teleconferenza
Papa John’s è oggi una public company partecipata da molti investitori istituzionali (la quota maggiore con il 15,82% è di Blackrock), che capitalizza in borsa 1,6 miliardi di dollari e che nel 2024 ha portato a casa 416,6 milioni di dollari di utile netto. La catena è stata fondata da “Papa” John Schnatter nel 1984, sfornando pizze nel retro del ristorante del padre a Jeffersonville, in Indiana. Il fondatore poi ha dovuto dimettersi da tutte le cariche nel 2018, per le accese polemiche su una sua battuta razzista durante una teleconferenza con investitori nel mese di maggio che stava già allontanando una parte dei consumatori dalla catena di pizzerie. Analoga polemica era scoppiata qualche anno prima dopo che una consumatrice di origine asiatica aveva pubblicato lo scontrino di un punto vendita di New York con la scritta in calce al conto «signora dagli occhi a mandorla». Altra disavventura capitò nel 2008 quando in un punto vendita della pizzeria a Washington Dc furono distribuite magliette che prendevano in giro la star dei Cleveland Cavaliers (basket), LeBron James. Papa John’s fu costretta a chiedere scusa e per recuperare con i tifosi mise in vendita in tutta l’area di Cleveland pizze a 23 centesimi di dollaro: il 23 era il numero di maglia di LeBron James, e andarono letteralmente a ruba.

L’apertura in tutto il mondo salvo che in Italia, dove non andrebbero a ruba quelle creazioni
Negli ultimi anni Papa John’s, anche se una pizza su tre è venduta con il sistema del delivery (usato spesso dai congressisti americani per le sedute fiume a Capitol Hill), ha allargato notevolmente le proprie catene nel resto del mondo, con punti vendita in Sud America, in Cina, in India, in Gran Bretagna e in quasi tutti i paesi europei. Non ha osato però aprire una pizzeria in Italia dove incontrerebbe poco il gusto nazionale una pizza con pasta assai biscottata e varietà come la “Hawaiian” con tacchino affumicato e ananas, la “Fiorentina” con pollo alla griglia, champignons, aglio, crema di spinaci e cipolle o la “Super Papa’s” con bresaola, tacchino affumicato, peperoni, cipolle, olive, champignons e peperoni verdi.