Obblighi green per le imprese, salta l’accordo al Parlamento Ue. L’ira del Ppe sui Socialisti: «31 franchi tiratori». Cosa succede ora


Vacilla, ancora una volta, la «maggioranza» centrista al Parlamento europeo. La coalizione de facto che sostiene la Commissione di Ursula von der Leyen – formata da Ppe, Socialisti, Renew e in parte Verdi – è andata a sbattere oggi in Aula in un voto molto atteso dal mondo delle imprese sugli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità. Appena nove giorni fa centrodestra, liberali e centrosinistra al Parlamento europeo avevano trovato l’accordo sul «mandato negoziale» da portare al tavolo coi governi Ue sulla proposta della Commissione Ue che alleggerisce gli obblighi “verdi” per le imprese. Ma il compromesso partorito (ad ampia maggioranza) dal comitato affari legali dell’Eurocamera non ha retto alla prova dell’aula. Complice anche la modalità del voto segreto, la posizione è stata bocciata nel voto in plenaria a Strasburgo: 318 i voti contrari, 309 quelli a favore, 34 gli astenuti. Una figuraccia per i partiti della maggioranza, proprio alla vigilia del Consiglio europeo di ottobre, mentre le ali di destra e sinistra radicale hanno accolto l’esito del voto con grida di giubilo. E ora tra popolari e socialisti volano gli stracci.
L’ira del Ppe e la maggioranza da ricucire
«Trentuno socialisti hanno rotto l’accordo» nel segreto dell’urna, accusa in una conferenza stampa convocata in fretta e furia il relatore del provvedimento del Ppe Jorgen Warborn. «Avevamo un accordo, ma evidentemente alcuni non l’hanno rispettato. Ora sono i socialisti a doverci dire come andare avanti. Noi del Ppe, comunque, restiamo impegnati per raggiungere risultati per la competitività e la sostenibilità in Europa». Al suo fianco si è presentata – cosa rara per un dossier legislativo ancora tutto aperto – pure la presidente dell’assemblea di Strasburgo Roberta Metsola, la faccia tesa a nascondere a fatica la rabbia per l’incidente politico. «Il compromesso sulla due diligence evidentemente per alcuni non era abbastanza, per altri troppo. Ma il Parlamento europeo è impegnato a tagliare la burocrazia e a forgiare un ambiente aperto al business, e sono certa che forniremo i risultati attesi. Conto di ripresentarmi qui tra due settimane per confermare che lo abbiamo fatto». È già stato annunciato infatti che il dossier verrà riportato in Aula per il voto il 13 novembre, alla prossima “mini-plenaria” in programma a Bruxelles. Nel frattempo però, per l’ennesima volta in questa legislatura, Ppe e Socialisti – coi liberali nel mezzo – dovranno provare a ricomporre i cocci, mentre i sovranisti non vedono l’ora di cogliere l’occasione per premere per una nuova maggioranza politica che guardi ben più a destra.