Garlasco, altro sequestro per l’ex procuratore Venditti e due carabinieri. I sospetti nei pc e smartphone: che cosa cercano gli inquirenti

La Procura di Brescia ha disposto un nuovo sequestro dei dispositivi informatici nei confronti dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti e degli ex carabinieri della polizia giudiziaria Giuseppe Spoto e Silvio Sapone nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta corruzione dell’ex magistrato per agevolare l’archiviazione dell’accusa ad Andrea Sempio nel 2017 per l’omicidio di Chiara Poggi. Solo ieri 24 ottobre, il Tribunale del Riesame di Brescia aveva annullato il sequestro degli apparati informatici dei due ex militari, non indagati.
La mossa dopo l’annullamento del Riesame
L’ultima decisione del procuratore Francesco Prete e della pm Claudia Moregola arriva dopo che il Tribunale del Riesame bresciano aveva annullato un primo sequestro dei dispositivi elettronici di Venditti. Sostenendo che ci sia stato un vizio di forma nella richiesta iniziale, la procura ha nuovamente disposto il sequestro. Telefoni cellulari, computer, tablet, hard disk e chiavette saranno ora sequestrati per realizzarne una copia forense, perché considerati «cose necessarie per l’accertamento dei fatti».
Cosa cercano gli inquirenti
L’accusa è convinta che all’interno di questi dispositivi siano «sicuramente contenuti elementi utili alla prova del reato su cui si indaga». In particolare, saranno ricercati messaggi, mail, documenti e foto relativi alle «modalità di svolgimento dell’indagine a carico di Sempio nel 2016/17», ai «rapporti tra gli inquirenti e la famiglia Sempio o i loro avvocati e consulenti» e al versamento di denaro agli inquirenti per influire sulle indagini.
Il nodo della consulenza Linarello
Il sequestro punta anche a verificare l’eventuale memorizzazione nei dispositivi della consulenza fatta dal genetista Linarello, che attribuiva a Sempio il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. L’allora consulente della difesa di Sempio, l’ex comandante dei Ris Luciano Garofano, ricevette la consulenza dai legali dell’indagato prima che questa fosse depositata. L’analisi dei dispositivi servirà dunque ad accertare «chi ne abbia avuto la materiale disponibilità in quel periodo» e «se è stata inviata a terzi».
