Omicidio Nada Cella, chiesto l’ergastolo per Anna Lucia Cecere. Le accuse dopo 29 anni: «È instabile, non sa contenere la rabbia»

Dopo che nel 2021 il lavoro della criminologa Antonella Pesce Delfino aveva portato alla riapertura delle indagini sulla morte di Nada Cella, oggi il procedimento penale fa un ulteriore passo in avanti: la procura di Genova ha infatti chiesto l’ergastolo per Anna Lucia Cecere, l’unica sospettata per l’omicidio della segretaria 25enne, uccisa in via Marsala, a Chiavari, la mattina del 6 maggio 1996. Quattro anni di carcere è invece la richiesta per Marco Soracco, il commercialista per cui lavorava la vittima, accusato di favoreggiamento perché avrebbe saputo da subito chi era l’assassina, ma non lo disse mai.
Anna Lucia Cecere ha una «indole instabile»
Per descrivere l’azione di Cecere, oggi 57enne, la pm Gabriella Dotto ha parlato di «lucida follia», impiegata «per commettere un delitto d’impeto». La donna, secondo il pm, ha una «indole instabile che si sposa perfettamente con il delitto». Un delitto, ha continuato, «che manifesta una esplosione di rabbia e si sovrappone con la personalità di chi non sa contenere la rabbia. Nada è il pretesto per dare sfogo alla sua follia». Il carattere rabbioso di Cecere era stato confermato lo scorso aprile dal fratello dell’imputata, Maurizio Cecere, che in un’udienza del processo aveva testimoniato: «È sempre stata una donna irascibile, che si arrabbiava se la contraddicevi».
Il ruolo di Marco Soracco
In quell’occasione era stato ascoltato in aula anche l’ex fidanzato di Cecere, Adelmo Roda, che aveva ricordato la donna come una persona «possessiva e gelosa», che quando si arrabbiava era impossibile da far ragionare. Alla luce di questo temperamento, il pm ha spiegato anche la condotta del commercialista Marco Soracco, accusato di favoreggiamento. Secondo il pubblico ministero, l’allora datore di lavoro di Nada Cella «ha avuto paura di Cecere, ha constatato la pericolosità di quella persona». Per questo, ritiene l’accusa, l’uomo «ha sempre mentito» ed è da considerarsi «il principale responsabile dell’impunità di Cecere».
