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Droga dello stupro, arriva il kit gratuito per controllare il drink: una goccia basta a rilevare gli stupefacenti. Come funziona e dove trovarlo

15 Novembre 2025 - 21:52 Alba Romano
droga stupro kit controllo dove prenderlo
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È distribuito dalle farmacie di Roma e Ladispoli. Già la metà è andata a ruba, la sfida delle associazioni: «Ora creiamo una cultura del consenso, non dello stupro»

Per controllare se nel drink è stata sciolta qualche sostanza stupefacente basterà una goccia di CYD, poi si tratta solo di aspettare e guardare se il colore del liquido cambia. I kit “Check your drink”, letteralmente “controlla il tuo drink”, potranno essere ritirati a titolo completamente gratuito nelle farmacie di Roma e Ladispoli. Un’iniziativa che porta la firma di Federfarma Roma e di numerose associazioni, come Lucha y Siesta, Associazione Telefono Rosa e alcuni Centri antiviolenza della zona. 

La droga dello stupro e gli altri stupefacenti sciolti nei drink

Lo scopo del kit è appunto aiutare le ragazze e le donne a capire se nel loro drink sia stata versata a loro insaputa qualche sostanza psicoattiva. Sarebbero almeno 79 le droghe che circolano in Italia e che possono essere sciolte nei liquidi per stordire la vittima e poi abusare di lei: si va dagli oppiacei ai sedativi fino ai narcotici, i cannabinoidi e gli allucinogeni.  

Il successo dell’iniziativa: come funziona il kit

Il kit, secondo quanto è stato calcolato, ha un’accuratezza del 98% nel riconoscere chetamina, Ghb, cocaina e la droga dello stupro, chiamata scopolamina. Le ragazze e le donne che lo ritirano, sono già 720 sui 1.500 kit disponibili per l’iniziativa, dovranno solo versare una goccia del liquido di controllo nel loro bicchiere. Se il drink cambierà colore, significa che all’interno si trova una sostanza stupefacente.

La soddisfazione delle associazioni: «Ora creiamo una cultura del consenso»

«Il fenomeno del “drink spiking” è sempre più diffuso», ha spiegato l’associazione Lucha y Siesta. «Se da una parte ci sembra importante fornire strumenti di autotutela, dall’altra riteniamo fondamentale continuare a lavorare per la costruzione di una cultura del consenso. La cultura dello stupro è infatti un sistema di potere che considera il corpo delle donne cis e delle persone trans, non binarie e queer come oggetto da dominare. Contrastare la cultura dello stupro e le forme con cui questa si concretizza, significa costruire spazi più sicuri e relazioni fondate sul rispetto reciproco».

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