Check-in per B&B, si torna al riconoscimento di persona. Sentenza ribaltata, lo spiraglio per i proprietari: «Ammessi anche altri sistemi»

L’ultima parola sulla querelle degli affitti brevi l’ha pronunciata il Consiglio di Stato che ha sancito il ritorno in vigore dell’obbligo per i gestori di tutte le strutture ricettive di effettuare di persona il riconoscimento di clienti. La procedura potrà anche avvenire in videochiamata, ma si tratta comunque di una stretta rispetto all’ultima sentenza arrivata sull’argomento, quella del Tar della Regione Lazio, che la scorsa primavera aveva dichiarato la validità del check-in anche da remoto.
L’origine della vicenda
Al principio di tutto c’era stata una circolare, datata 18 novembre 2024, trasmessa a tutti i prefetti e i questori per confermare l’obbligo per i gestori di strutture ricettive di verificare l’identità degli ospiti e la corrispondenza tra le persone alloggiate e i documenti forniti, comunicandola alla questura di competenza. Il fine, si leggeva, era quello «di prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica in relazione all’eventuale alloggiamento di persone pericolose e/o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche». Dopo alcuni mesi, però, su ricorso delle federazioni e delle associazioni di settore, il Tar del Lazio aveva annullato la circolare.
L’obbligo di verifica dei documenti
Il verdetto del tribunale amministrativo è stato a sua volta ribaltato dai giudici di Palazzo Spada, che hanno ritenuto necessaria la verifica degli ospiti de visu. Gli alloggianti dovranno esibire carta d’identità o altro documento valido; qualora si trattasse di stranieri extracomunitari sarà richiesto il passaporto o un documento equivalente, purché riportante la fotografia del titolare. Il Consiglio di Stato ammette però per eseguire la verifica l’uso di tecnologie di videochiamata. A essere vietate, di fatto, saranno quindi solo le procedure di self-check, nelle quali gli ospiti accedono agli appartamenti tramite codici o chiave riposte nelle keybox, senza mai di fatto incontrarsi con il proprietario di casa.
«Ammessa tecnologia di riconoscimento»
Il riconoscimento in presenza però non sarebbe l’unico sistema ammesso dal Consiglio di Stato. Secondo Marco Celan, presidente dell’Aigab, l’associazione italiana gestori affitti brevi, la decisione dei giudici amministrativi «conferma la possibilità di utilizzare alcune tecnologie di riconoscimento degli ospiti a patto che dimostrino l’ingresso degli stessi in appartamento. La sentenza apre a quanto proposto da Aigab al Viminale nei mesi di interlocuzione seguiti alla famosa Circolare del novembre 2024. Auspichiamo quindi un’imminente convocazione di un tavolo presso il ministero dell’Interno per chiarire una volta per tutte le varie tecnologie ammesse dal Viminale ai fini del riconoscimento degli ospiti che entrano in struttura».
