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Francesca Ghio e lo stupro a 12 anni: «Ho fatto nome e cognome al giudice. Contenta di aver fatto harakiri»

19 Dicembre 2025 - 09:10 Ugo Milano
francesca ghio violenza genova consigliera nome cognome
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La vicepresidente del Consiglio comunale di Genova, dopo aver raccontato un anno fa in Aula degli abusi subiti da ragazzina, si è opposta all’archiviazione per prescrizione. E ha rivelato al gip l’identità del violentatore: «Sono scoppiata a piangere»

Di quell’uomo «di cui si fidava», di quell’imprenditore «della Genova bene» che ha abusato di lei tra le mura di casa quando aveva 12 anni, Francesca Ghio ha fatto nome e cognome davanti a un giudice. «Non si tratta di vendetta personale, ma di un atto politico per tutte le donne che subiscono violenza e non denunciano perché temono di non essere credute», ha detto a Repubblica la 32enne, vicepresidente del Consiglio comunale di Genova e capogruppo di Avs, che il 26 novembre 2024 in Aula ha denunciato la violenza subita. In tribunale, durante l’udienza, Ghio si è opposta alla richiesta di archiviazione per prescrizione avanzata dalla procura e ha rivelato l’identità del suo violentatore.  

Il racconto davanti al giudice e le lacrime

«Ho cercato di buttare indietro le lacrime. Alla fine sono scoppiata a piangere», ha raccontato. «Non è stato brutto, è stato forte. È stato un pianto liberatorio, di orgoglio: per me, per tutte le donne». Una apertura totale, davanti al gip Matteo Buffoni, per chiudere il cerchio e fornire il quadro completo di quanto ha dovuto subire quando aveva solo 12 anni: «Ho raccontato quello che è successo dal 2005 al 2009. Le violenze sono iniziate quando ero in seconda media. Ho detto dove sono avvenute, quando, come. E indicato testimoni. I reati sono prescritti, ma era necessario fare quel nome ed essere di esempio per tutte le altre donne che hanno avuto la stessa esperienza».

L’esempio alle altre donne: «In tante mi hanno ringraziato»

Poco importa, in fondo, il nome di quell’uomo: «È come indicare la Luna e guardare il dito. Il problema è un sistema dove dominano paura e umiliazione, così oltre il 70 per cento delle donne vittime di violenza non denuncia mai», ha sostenuto Ghio, riprendendo quanto aveva scritto in un post sui social dopo una breve telefonata ricevuta dalla premier Giorgia Meloni. «Se invece chiediamo giustizia e strumenti migliori come l’educazione ai sentimenti nelle scuole, iniziamo a cambiare le cose».

Negli anni, la 32enne ha dovuto fare i conti con quella ferita: «Questi episodi condizionano dal punto di vista emotivo e psicologico. Ero molto arrabbiata da adolescente, per anni i miei amici hanno fatto i conti con le mie insicurezze e i miei crolli emotivi. Oggi vado avanti a testa alta: so di non essere sola». Ma esporsi così tanto, e in pubblico, ha portato con sé le solite e tristi accuse di essersi inventata tutto: «Non mi sono mai pentita, sono contenta di aver fatto harakiri. In tante mi hanno ringraziato, perché alcune dopo decenni non hanno mai trovato il coraggio di denunciare le violenze subite».

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