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Mamma e figlia morte a Campobasso dopo il pranzo di Natale: «Ecco come bisogna conservare i cibi»

29 Dicembre 2025 - 06:13 Alessandro D’Amato
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Patrizia Laurenti, professoressa di Igiene, spiega cosa è successo e quali cautele usare nella conservazione dei cibi

Sara Di Vita e Antonella Di Ielsi, figlia e mamma, sono morte all’ospedale Cardarelli di Campobasso per un’intossicazione alimentare. Prima avevano fatto la cena di Natale con pesce, cozze, funghi e altre pietanze. Patrizia Laurenti, professore associato di Igiene all’universita Cattolica e direttrice di Igiene all’ospedale Gemelli, spiega che il pericolo viene anche da verdure sott’olio e cibi lasciati a temperatura ambiente, senza essere riposti in frigorifero. «Per prevenire le intossicazione alimentari è necessario porre massima attenzione alla provenienza dei cibi che consumiamo, ma soprattutto ricordare che qualsiasi alimento, se mantenuto in condizioni non idonee, può avere gravi conseguenze per la nostra salute», dice oggi al Messaggero.

L’intossicazione alimentare

Laurenti dice che le cause «possono essere di origine microbica, quindi legate a consumo di alimenti contenenti microrganismi, o loro tossine, cioè veleni, sia derivare da elementi contaminanti che si possono produrre come il botulino, una potentissima neurotossina. Un altro caso è l’ingestione di cibi come i funghi, che contengono sostanze naturalmente tossiche. Gli alimenti possono essere di origine vegetale o animale, in comune hanno la rapidità di azione e un impegno sintomatologico molto importante». Per questo si consiglia attenzione con pesce e frutti di mare: «C’è il rischio che possano contenere microrganismi patogeni come salmonella, epatite ed escherichia coli. Tuttavia in genere non provocano manifestazioni violente e hanno incubazioni di qualche ora. Per questi cibi il pericolo maggiore è il loro consumo a crudo. La cottura è salvifica, se si tratta di sushi e sashimi è fondamentale congelamento per distruggere l’anisakis, che è un verme».

Le cautele nel cibo

La professoressa spiega che bisogna sempre attenersi alle cautele nella conservazione del cibo: «In primo luogo approvvigionarsi sempre di alimenti dei quali l’origine è certa, attraverso filiere controllate e certificate. Questo vale soprattutto per i fungi e i frutti di mare, spesso raccolti dalle persone per diletto. Nelle Asl esistono gli ispettorati di controllo, è sempre bene farli verificare dagli esperti. Grande attenzione inoltre alla sostanza botulinica, una neurotossina che si produce quando l’alimento è conservato sottolio. Quindi sono a rischio i vasetti di verdure fatte in casa dove la spora, in assenza di ossigeno, si riattiva. E produce uno dei veleni più pericolosi, che dà paralisi prima dei nervi cranici e poi respiratoria».

E quindi «questi prodotti vanno acidificati per tenere ph basso o portati a ebollizione prima del consumo, pensiamo alle zuppe vegetali. Proprio una vellutata di carciofi non riscaldata alla giusta temperatura, poco tempo fa, ha causato una vittima. Oppure, nel caso del pesto fatto da noi, va sempre congelato prima del consumo».

La conservazione

Il tema fondamentale è la conservazione del cibo: «Prima regola: non conservare mai gli alimenti, soprattutto gli avanzi, a temperatura ambiente. È una precauzione da attuare ancor più in questo periodo di festa, quando tra Natale e Capodanno i piatti cucinati in abbondanza vengono riproposti in tavola. Vanno riposti in frigorifero e scaldati molto bene prima del consumo, fino a sfiorare l’ebollizione. Ricordiamolo prima di servire il brodo o l’arrosto del giorno prima».

In caso di intossicazione bisogna «recarsi in pronto soccorso e aiutare i medici a formulare una diagnosi. Ricordare cosa si è mangiato, se ci si è seduti a tavola con altre persone. Ai medici spetta il compito degli approfondimenti diagnostici, ma anche un lavoro di confronto: devono mettere insieme i sintomi con ciò che i pazienti hanno mangiato, con a chi e quanto tempo prima. Prevenzione e celerità della diagnosi sono fondamentali per scongiurare conseguenze nefaste di un’intossicazione alimentare».