La Nasa: Saturno sta perdendo i suoi anelli

Saranno assorbiti dalla gravità del pianeta nei prossimi 100 milioni di anni. Le conferme arrivano dall’analisi delle informazioni inviate dalle missioni Voyager negli anni ’70

La gravità di Saturno sta prosciugando i suoi anelli. Come confermato già dagli astrofisici e dalle osservazioni delle sonde Voyager e Cassini, gli anelli del pianeta sono destinati a scomparire. Lo confermano anche gli ultimi dati elaborati dopo decenni dal Goddard Space Flight Center della Nasa.


Un destino inevitabile

Saturno è soggetto a una vera e propria pioggia di particelle provenienti dagli anelli ed è lui stesso ad attirarle. Con molta probabilità si formarono 100 milioni di anni fa e forse anche Giove, Urano e Nettuno li possedevano, fino a quando non hanno subìto lo stesso destino. L’umanità però è comparsa troppo tardi per poterli osservare.


Quanti sono?

Se vi state chiedendo quanti sono gli anelli di Saturno forse state ponendo la domanda sbagliata. Generalmente distinguiamo un anello esterno da uno interno, separati da uno spazio “vuoto” denominato “divisione di Cassini” (in realtà si tratta di porzioni degli anelli con una più bassa densità di materiali).

Di cosa sono fatti?

Gli anelli sono costituiti per lo più da innumerevoli frammenti di ghiaccio che possono variare dalle dimensioni di un granello di sabbia a quelle di intere montagne.

Il suono degli anelli

Il 15 settembre 2017, dopo un viaggio durato venti anni, la sonda Cassini è stata fatta precipitare su Saturno. Prima della fine della missione ci ha regalato numerose immagini del pianeta e dei suoi anelli, visibili tutt’oggi sul sito della Nasa (Agenzia spaziale americana). Grazie alle apparecchiature radio presenti nella sonda siamo stati in grado anche di riprodurre il “suono” degli anelli.

Troppo presto per piangerne la scomparsa

Ma non è il caso di essere in lutto. Quando gli anelli di Saturno cesseranno di esistere saranno passati ormai più di 100 milioni di anni (300 stando alle stime più ottimistiche). Una piccola frazione di tempo rispetto all’esistenza di un pianeta, ma abbastanza ampia da permettere a noi di goderne ancora per generazioni.