Le vittime del naufragio del 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia erano 1100

La ricerca delle identità dei migranti morti nel naufragio del 18 Aprile 2015 ha portato alla luce 300 nuove vittime

Fino ad oggi, 300 persone erano scomparse nel Mediterraneo senza che nessuno se ne accorgesse.


 


Il 18 Aprile 2015 un peschereccio sovraffollato proveniente dalla Libia si è capovolto nel Canale di Sicilia proprio mentre stavano arrivando i soccorsi, causando la morte di quelli che si credeva fossero 800 migranti. “La più grande tragedia del Dopoguerra” – come l'aveva definita l'agenzia Onu per i rifugiati – (UNHCR) – si è rivelata oggi ancora più tragica.

 

Le vittime sono 1100, e non 800 come si credeva, riferisce all'AP Cristina Cattaneo, del laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof) del dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche di Medicina legale dell’università di Milano, che si occupa dal 2015 di esaminare i corpi per risalire all’identità dei migranti. Il suo collega, Jose Pablo Baraybar del Comitato Internazionale della Croce Rossa, raccoglie campioni di DNA da possibili parenti delle vittime in Africa. Cattaneo ha raccontato la sua missione di ridare un’identità ai morti in mare in un libro uscito quest’anno, Naufraghi senza nome (Raffaello Cortina Editore, 2018).

 

"Faremo di tutto per recuperare il relitto ma anche per recuperare le salme di quelle persone che sono morte inseguendo la libertà" aveva annunciato l'allora premier Matteo Renzi. Se per il recupero e l’ispezione della nave la Presidenza del Consiglio aveva investito 9,5 milioni di euro, Cattaneo ha operato l'identificazione delle salme gratuitamente, su base volontaria.  

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Questa scomparsa di cui nessuno si era accorto è un sintomo di quanto il bilancio delle vittime delle migrazioni sia approssimativo. L’Associated Press ha scoperto in un’inchiesta esclusiva che almeno 62 284 migranti sono morti o scomparsi nel mondo dal 2014. Una stima doppia rispetto al dato diffuso dall'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni dell’ONU, l’unico ufficiale.

 

Nel 2015 il naufragio del Canale di Sicilia aveva portato l’allora governo a denunciare la latitanza dell’Europa in materia di migrazioni. "L’Italia chiede di non essere lasciata sola": Renzi aveva rivolto un appello alla comunità internazionale e soprattutto all’Europa. Matteo Salvini, allora Europarlamentare e leader della Lega Nord, si era scagliato contro Renzi, invocando la necessità di bloccare le partenze e operare una più severa distinzione tra rifugiati e migranti. Le parole di un oppositore sono oggi le convinzioni del Ministro dell’Interno, e queste dichiarazioni di tre anni fa hanno preso ora la forma del ritiro dell’Italia dal Global Compact for Migration.