Dal riscaldamento globale alle lodi alla (sua) intelligenza: un anno nei tweet di Donald Trump

Dal 2013 il Presidente cavalca l’onda della comunicazione politica via Twitter, usando il social network come strumento divulgativo. Con più di 3000 tweet nel 2018, quasi 10 post al giorno, è difficile riassumere una produzione tanto copiosa, così abbiamo scelto alcuni macrotemi

La notte del 5 febbraio 2013, Donald Trump capì che avrebbe potuto iniziare a twittare da solo. Justin McConney, allora suo social media manager, ha comparato il momento di questa scoperta alla scena del film Jurassicpark in cui il protagonista si rende conto che i velociraptor riescono ad aprire le porte. Da allora, il Presidente ha cavalcato l’onda della comunicazione politica via Twitter, usando il social network come strumento divulgativo come forse nessun altro politico prima di lui. Trump ha insultato su Twitter in totale più di 550 cose, luoghi e persone. Solo nell’ultima settimana i suoi tweet hanno provocato un forte calo a Wall Street e rivelato dettagli segreti sulle truppe americane in Iraq. Con più di 3000 post, nel 2018 Trump ha twittato quasi 10 volte al giorno. È difficile riassumere una produzione tanto copiosa, così abbiamo scelto alcuni macrotemi.


Le lodi alla propria intelligenza

Uno degli argomenti preferiti del Presidente sono le sue qualità fisiche e mentali. Dopo l’uscita del libro Fire and Fury di Michael Wolff – che ha messo a nudo l’amministrazione, accusando il Presidente di incompetenza -@realDonaldTrump si è sentito in dovere di rassicurare gli americani su Twitter. “In tutta la mia vita, le mie due più grandi qualità sono state la stabilità mentale e l’essere, tipo, davvero intelligente”, ha scritto, aggiungendo che è passato dall’essere un “businessman che ha fatto MOLTO successo, a una top star televisiva, al presidente degli Stati Uniti (al primo tentativo)”, il che lo rende “non solo intelligente, ma un vero a proprio genio, e un genio molto stabile se è per questo”


Gli insulti all’intelligenza degli altri

Dopo essersi assicurato che tutti fossero a conoscenza del suo elevato quoziente intellettivo, Trump ha usato Twitter per sminuire quello degli altri. Dopo aver definito la senatrice democratica Maxine Waters, una persona “dal quoziente intellettivo straordinariamente basso”, Trump si è scagliato contro Omarosa Manigault Newman, una sua ex dipendente, licenziata pubblicamente 4 volte, definendola non solo maligna ma anche “non tanto intelligente”. Nello stesso tweet Trump ha dato dello “stupido” alla star dell’NBA LeBron James e al giornalista Don Lemon: “LebronJames è appena stato intervistato da Don Lemon, l’uomo più stupido della televisione. Ha fatto sembrare Lebron intelligente, il che non è facile!” Secondo le diagnosi di Trump, anche l’attore Robert De Niro ha “un QI molto basso.”

I rapporti (non tanto) diplomatici con i leader stranieri

Il Presidente si dà volentieri alla diplomazia da tastiera, con toni più o meno cerimoniosi. A luglio, Trump si è rivolto (in CAPS LOCK) al presidente iraniano Hassan Rouhani, intimandogli di “stare attento, e di non minacciare mai gli Stati Uniti, altrimenti il suoi paese subirà conseguenze che pochi hanno subito finora nella storia”. La stessa veemenza è stata usata contro leader internazionali con cui il Presidente ha ora “buoni rapporti”, come il nord coreano Kim Jong-un. Trump gli aveva dedicato un tweet in cui chiedeva gentilmente a qualcuno del suo “paese rovinato e morto di fame, di spiegargli che anche io ho un pulsante nucleare, ma il mio è molto più grande e più potente del tuo, e in più il mio funziona!”. Il Presidente è stato più benevolente nei confronti del leader saudita dopo l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi a Istanbul. Nonostante le indagini dell’intelligence americana abbiano provato il coinvolgimento di Bin Salman nell’assassinio, Trump ha riferito di avere grande fiducia nel monarca saudita, che gli ha assicurato al telefono di non saper nulla su quello che è accaduto al consolato turco”.

Il cambiamento climatico che non esiste, perché a volte fa freddo

La tesi del cambiamento climatico, che secondo Trump è stata “creata da e per i cinesi per rendere le industrie americane meno competitive”, è stata, sempre secondo il Presidente, invalidata dalle tempeste di novembre. Con un’ondata di freddo cosi brutale, come si fa a credere al riscaldamento globale?

Il muro al confine col Messico

Chiudiamo l’anno con un tweet del 30 dicembre, in cui Trump ha comparato il muro al confine con il Messico alla recinzione della casa di Barack e Michelle Obama. L’ultima, di una lunga serie di prese di parola (telematica) del Presidente sul muro al confine con il Messico, a lui talmente caro da giustificare lo shutdown governativo che dura dal 22 dicembre. La sua visione del progetto, l’ha spiegata in un disegno su Twitter, ancora. Il muro sarebbe provvisto di lame affilate, che lo renderebbero “al contempo utile e bello”.