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Cos’è uno shutdown ? Qual è il significato?

22 Dicembre 2018 - 20:24 Riccardo Liberatore
I democratici rifiutano di finanziare il muro con il Messico e il presidente blocca il budget federale  

Venerdi 21 dicembre il presidente americano Donald Trump ha emesso un ultimatum al Congresso americano sulla richiesta di finanziamento per la costruzione di un muro al confine con il Messico: se non fossero arrivati i 5 miliardi, l’approvazione del budget federale sarebbe stata bloccata.

Il risultato? I democratici hanno rifiutato la richiesta del Presidente e da mezzanotte di venerdì 21 dicembre il Parlamento è in shutdown. Parlamentari e senatori sono tornati a casa, in attesa che si superi l’impasse. Le borse, già traballanti a causa delle tensioni con la Cina, sono calate. Il NASDAQ è sceso del 21,9% rispetto al suo primato di agosto.

I toni usati dai leader dei democratici al Senato e alla Camera non fanno ben sperare. In una dichiarazione congiunta, Chuck Schumer e Nancy Pelosi hanno rimproverato il presidente tacciandolo di aver avuto una “crisi di nervi”, una critica che probabilmente Trump non dimenticherà in fretta. In mattinata, via Twitter, il presidente aveva cercato di affibbiare le responsabilità per lo shutdown ai democratici.

Nel frattempo centinaia di migliaia di dipendenti federali (800.000 su un totale di 2.1 milioni) – dalla Nasa al Dipartimento di Giustizia – sono stati costretti ad andare in vacanza anticipatamente, senza stipendio. Altri continueranno a lavorare nei prossimi giorni, senza essere retribuiti.

Lo stesso vale per altre istituzioni federale, come i musei e i parchi nazionali. A Washington D.C. lo Smithsonian, il museo più grande al mondo, ha annunciato che useranno i fondi di scorta per rimanere aperti almeno fino al 1 gennaio.

L’ultimatum di Trump è l’ennesima prova di forza tra il Presidente Trump e il ramo legislativo del governo. All’inizio di gennaio i democratici avevano bloccato la macchina parlamentare per ottenere maggiori protezioni per i giovani immigrati, i cosiddetti dreamers o sognatori. Anche a febbraio un litigio sul taglio al deficit aveva portato a uno shutdown, durato soltanto qualche ora.

Ad essere in gioco oggi non sono soltanto le buste paga dei dipendenti federali ma un simbolo della campagna elettorale di Trump, che aveva giurato ai suoi seguaci che avrebbe costruito un muro con il confine messicano, “difendendo” la nazione americana dall’arrivo di immigrati più volte stigmatizzati come ladri, trafficanti e delinquenti.

Ma soprattutto che avrebbe costretto il Governo messicano a pagarlo. Al tempo il Presidente messicano aveva già dichiarato che non sarebbe mai avvenuto. Adesso è arrivato il momento del Congresso americano.

Cos’è uno shutdown?

Quando il Congresso americano non riesce a passare il budget delle varie istituzioni e agenzie federali, scatta lo shutdown, ovvero la paralisi di molte attività del governo. In questi casi la maggior parte dei servizi governativi, tranne quelli essenziali come la guardia costiera o la polizia doganale piuttosto che l’FBI, vengono dismessi o funzionano a capacità ridotta. Tipicamente una parte del personale non lavora e non viene pagato.

Quanto sono frequenti?

Dal 1981 ad oggi ce ne sono stati tredici in totale, di varie durate. Il più lungo è avvenuto a cavallo tra la fine del 1995 e l’inizio del 1996 ed è durato tre settimane. Nel 2013, con Obama alla casa Bianca, i repubblicani hanno bloccato per 16 giorni la Camera, dove era in discussione una legge sull’assistenza sanitaria (Obamacare).

Quale sarebbe il costo?

Secondo un’analisi del governo americano gli shutdown in epoca Clinton, per un totale di 26 giorni, costarono circa 1,4 miliardi di dollari (2 miliardi di oggi). L’agenzia di rating Standard Poors stima che questa volta potrebbe costare 1,2 miliardi di dollari.

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