«Ridateci il Vaso di Fiori»: il direttore degli Uffizi lancia un appello alla Germania

di OPEN

Eike Schmidt richiede che l’opera di Jan van Huysum, trafugata dai nazisti, ritorni a Firenze

Il direttore del museo degli Uffizi Eike Schmidt ha lanciato un appello alla Germania perché nel 2019 renda finalmente all’Italia il Vaso di Fiori di Jan van Huysum, trafugato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e di proprietà dello Stato. Non c’è patriottismo che tenga: Schmidt, di nazionalità tedesca, si è mostrato intransigente verso la sua madrepatria, e si è aggiunto al coro delle istanze dello Stato italiano, che da anni richiede la restituzione del quadro. Schmidt, che questo mese si era già espresso contro il prestito di due dipinti di Leonardo al Louvre, ha fatto appendere una riproduzione del Vaso di Fiori nel palazzo fiorentino, a simboleggiare un’assenza che non ha più intenzione di tollerare. La fotografia è corredata da un cartello con la scritta “rubato” in tre lingue – italiano, inglese e tedesco-, che permetterà ai visitatori di prendere coscienza di questo furto a partire dal 2 gennaio, quando il museo riaprirà.  


Il dipinto, un olio su tela appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti fin dal 1824, fu trasferito negli anni quaranta a villa Bossi Pucci, quando gli Uffizi furono evacuati per mettere in salvo le opere. È nella villa fiorentina che i militari della Wermacht in ritirata lo trovarono, e lo portarono via con altre opere, nel 1943. “A causa di questa vicenda che intacca il patrimonio delle Gallerie degli Uffizi le ferite della Seconda Guerra Mondiale e del terrore nazista non sono ancora rimarginate,” spiega Schmidt, “La Germania dovrebbe abolire la prescrizione per le opere rubate durante il conflitto e fare in modo che esse possano tornare ai loro legittimi proprietari”.


Sono 600 mila le opere della Raubkunst, l’arte trafugata dai nazisti e mai restituita, secondo un approfondimento di Agi di novembre 2018. Non si hanno numeri ufficiali sulle opere rubate al Paese, ma periodicamente vengono scoperti capolavori italiani in collezioni estere. A novembre la procura di Bologna ha disposto la confisca di otto dipinti di grandi artisti italiani tra cui Tiziano e Tintoretto che si trovano a Belgrado, trafugati dal generale del Reich Hermann Göring. 

Il 2018 ha segnato il ventesimo anniversario della formulazione dei “Principi di Washington”, che, per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, hanno stabilito il dovere di far luce sui capolavori rubati dagli alti ufficiali del Terzo Reich. In questa occasione, nel novembre 2018, Monika Gruetters, ministra della cultura della Germania, ha ribadito l’impegno e la “responsabilità permanente” di Berlino nella restituzione delle opere. Dalla formulazione dei principi, la Germania ha reso 5800 opere agli eredi dei proprietari, secondo le stime del centro per la ricerca di Magdeburgo. Voci critiche contestano un impegno tedesco insufficiente, a cui si aggiungono le difficoltà nell’identificazione delle opere, sparse nei musei di tutto il mondo e spesso in possesso di privati. Nel 2013 per esempio sono stati ritrovati 1 500 capolavori, tra cui dei quadri di Chagall, Picasso, Matisse, Renoir e Chagall, nella casa in rovina del nipote di un collezionista tedesco.