Il reddito di cittadinanza “a vita”? Un rischio concreto

Mentre circolano nuove indiscrezioni sulla bozza, restano aperte e oscure le questioni più importanti  

Si iniziano a definire meglio i contorni del reddito di cittadinanza, non senza sorprese. Una su tutte, che emerge da una bozza che sta circolando in queste ore, riguarda un tema richiamato dal nome stesso del provvedimento: la cittadinanza. Solo agli italiani o anche agli stranieri? Nei mesi scorsi se ne è discusso con la Lega che sembrava essere riuscita a convincere il M5S aerogare il reddito solo ai cittadini italiani. Probabilmente il rischio di incostituzionalità ha cambiato le carte in tavola. Infatti la bozza oggi parla di diritto al reddito non solo ai cittadini italiani ma anche agli stranieri con permesso di soggiorno e residenti in Italia da almeno 5 anni. Sia la Corte Europea, siala Corte Costituzionale in altri casi avevano preso posizione contro norme che discriminavano gli immigrati rispetto al beneficio di sussidi, e questa potrebbe essere la ragione principale del passo indietro.



Ma il dibattito pubblico sembra essere tutto concentrato sulle (poche)cose che si sanno a proposito di come funzionerà il reddito. Poco ci si interroga invece su quello che non si sa, un aspetto su tutto: verranno riformati i Centri per l'impiego (CPI)? Il tema è centrale ed è il vero punto qualificante del reddito di cittadinanza così come viene quotidianamente raccontato dal ministro Luigi Di Maio. Se il reddito infatti non servirà a trovare un lavoro, le accuse di assistenzialismo, di "regalo a chi sta sul divano", di sussidio a fondo perduto, di misura non espansiva etcdifficilmente potranno crollare. Per non parlare del fatto che le risorse necessarie per realizzare il reddito (23,4 miliardi in tre anni) si giustificano se portano, nel tempo, aun aumento del numero di occupati.