Primo trans-pride in Pakistan, ma essere gay resta un reato

Mentre la comunità transgender pakistana celebra la sua identità e visibilità, nel paese musulmano conservatore la situazione delle persone trans e omosessuali rimane segnata da tensioni e incoerenze

A Lahore, il 29 dicembre, la comunità transgender pakistana è scesa in strada per il suo primo pride. I partecipanti hanno sfilato su carri trainati da cavalli bianchi bardati a festa, indossando sari tradizionali e sciarpe colorate. Hanno sorriso, salutato, esultato. Una legge votata dal Parlamento nell’estate 2018, che garantisce diritti di base alle persone trans, ha dato agli attivisti e alle attiviste il coraggio di marciare e mostrarsi con orgoglio. Oltre ad esprimere la riconoscenza verso questo progresso istituzionale, con questa marcia la comunità vuole però ricordare al governo di Imran Khan che votare una legge non basta. “Ora è responsabilità del governo implementare la legge, perché nel passato molte leggi che sono passate non sono mai state messe in pratica” spiega l’attivista Neeli Rana al magazine Pinknews.


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Crediti: Dareecha

 

L’Atto di Protezione delle Persone Transgender permette ai cittadini pakistani di auto-identificarsi come maschio, femmina o non binario, indipendentemente dal genere assegnato alla nascita, e di registrare questa identità sui documenti ufficiali. La legge, votata dai deputati a Islamabad, proibisce la discriminazione nei luoghi pubblici, assicura il diritto di voto e di eredità alle persone trans e esorta il governo a istituire dei centri di supporto per i cittadini a rischio di subire violenze fisiche e psicologiche. Già nel 2012 la Corte Suprema pakistana aveva riconosciuto uguali diritti alle persone trans e nel 2009 il Pakistan ha riconosciuto il terzo genere, quando la Germania l’ha fatto solo il primo gennaio 2019.

 

La stessa lungimiranza non si applica all’omosessualità, che resta illegale in Pakistan, sanzionata da una legge coloniale che non è mai stata abolita. La normativa prevede fino a dieci anni di reclusione per chiunque abbia rapporti omosessuali. L’abolizione, avvenuta nel 2018, di una legge simile che vigeva nella vicina India, non ha provocato un movimento analogo in Pakistan. La comunità trans pakistana è divisa tra una componente giovane con un’apertura internazionale, che rivendica la fluidità di genere, e la generazione precedente, che crede che solo individui nati con entrambi gli organi sessuali, sia quello maschile che quello femminile, possano essere definiti transgender. Almas Boby, una delle fondatrici del movimento trans pakistano, sostiene che l’Atto di Protezione per le Persone Transgender incoraggi uomini gay a fingersi trans per godere di protezione e benefici.

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Il trattamento istituzionale privilegiato di cui godono i transgender è sicuramente dovuto ad un’incessante azione di ONG e attivisti, ma anche ad alcuni membri del clero pakistano che si sono pronunciati in favore di questa comunità. Il leader del Consiglio dell’Ideologia Islamica, Qibla Ayaz, ha riconosciuto che “discriminare contro una persona trans va contro l’etica e i valori dell’Islam”. Come Almas Boby, i mullah che si sono espressi a favore dei trans promuovono comunque questa visione binaria e biologica del genere, escludendo che le persone possano essere omosessuali o non-binarie.

 

Nel 2018, tredici persone transgender si sono candidate alle elezioni legislative ed è comparsa per la prima volta alla televisione una presentatrice trans, la ventunenne Marvia Malik. Questi progressi rischiano però di rimanere confinati agli atti formali e alle sfere alte, mentre nella società persistono forti pregiudizi e discriminazioni. I khawajasiras, la comunità che raggruppa le donne trans, i travestiti e gli eunuchi, vive in gran parte isolata, ridotta all’accattonaggio e forzate al lavoro sessuale. Gli ospedali rifiutano spesso di curare queste persone considerate come paria, e la polizia omette nei suoi rapporti casi di violenza che coinvolgono persone transgender.

 

Il Pakistan resta un luogo molto pericoloso per chi decide di cambiare genere. In maggio una donna trans è stata uccisa nel Khyber Pakhtunkhwa, la 57esima nella regione dal 2015 secondo Human Rights Watch. In agosto una donna trans è stata torturata a Peshawar, e un’altra è stata bruciata viva a Sahiwal in settembre.

 

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