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Roma, irruzione nella sede di Booking. La protesta delle associazioni contro caro-affitti e overtourism: «Il tuo B&B, il nostro sfratto»

26 Ottobre 2024 - 14:54 Alba Romano
irruzione sede booking roma
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Il 30 novembre ci sarà un corteo nella Capitale: «In piazza contro la continua messa in discussione del diritto alla casa»

«Il tuo B&B, il nostro sfratto». Recita così lo striscione che nella mattinata di oggi, sabato 26 ottobre, è apparso davanti alla sede legale di Booking a Roma. Gli uffici dell’agenzia di viaggi online sono stati invasi da un gruppo di attivisti intenti a denunciare «la proliferazione del fenomeno degli affitti brevi, del caro affitti e dell’overtourism, che registra un’accelerazione senza precedenti nella città di Roma, anche in virtù dell’approssimarsi del Giubileo». Dietro l’azione di protesta c’è una rete di sigle, associazioni e comitati, tra cui Nonna Roma, Circolo Arci Sparwasser, Csa Brancaleone, Spintime e non solo.

L’irruzione nella sede di Booking

Agenzie di viaggi online come Booking e AirBnb vengono considerate tra i principali responsabili del costo degli affitti in città e del fenomeno dell’overtourism, ossia del sovraffollamento turistico. Certo, poi c’è da tenere conto anche di altri fattori, a partire dalla scarsità di alloggi messi a disposizione dalle città per studenti e lavoratori. Ma la scelta degli attivisti di fare irruzione nella sede di Booking è tutt’altro che casuale. «È un luogo simbolico di un fenomeno di portata globale, che parte da piattaforme digitali permeando e creando convergenza di interessi tra fondi speculativi immobiliari locali, agenzie immobiliari e intermediarie, palazzinari e singoli proprietari di case», spiegano gli attivisti.

La mobilitazione del 30 novembre per il diritto alla casa

Le organizzazioni che oggi hanno preso parte alla protesta hanno lanciato una giornata di mobilitazione a Roma il 30 novembre. Un corteo che nasce per denunciare la «turistificazione» della Capitale e «la continua messa in discussione del diritto alla casa». Il messaggio degli attivisti non è rivolto solo alle aziende, ma anche alla politica: «La commistione di interessi economici e speculativi predatori si traduce nelle difficoltà quotidiane di migliaia di persone che lavorano e vivono in questa città nel trovare soluzioni abitative. Complice di questa situazione anche la mancanza di scelte e decisioni politiche di amministrazioni locali e nazionali, che non regolamentano un fenomeno che produce espulsione dalle case, dai quartieri e l’impossibilità di vivere nella città in cui si svolge la vita lavorativa e sociale delle persone».

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