Trivelle, nuovo fronte dello scontro Lega-M5S

Galli e Arrigoni (Lega) contro l’emendamento targato 5 Stelle per il blocco dei permessi di ricerca degli idrocarburi. Patuanelli (capogruppo M5S al Senato) difende la scelta ambientalista. Bonelli (Verdi): “Cadrà il governo sulle Trivelle? Io me lo auguro con tutto il cuore”

Dopo i migranti, la legalizzazione della cannabis e la Tav, la tensione nel governo sale su un nuovo fronte: le trivelle. Solo ieri il ministero dello Sviluppo economico aveva fatto sapere in una nota che le concessioni per 36 permessi di ricerca di idrocarburi nel mar Ionio sarebbero state bloccate con un emendamento ad hoc nel decreto Semplificazioni. Il provvedimento era evidentemente targato 5 Stelle: i grillini erano stati infatti accusati da Lega Ambiente e dalla federazione dei Verdi di aver “scongelato” le concessioni, tradendo in questo modo le loro battaglie ambientaliste.


Ma la Lega non ci sta.Paolo Arrigoni, senatore leghista e ingegnere, attacca: “L’emendamento sulle trivelle del M5S è profondamente sbagliato. Il provvedimento bloccherebbe qualsiasi nuova attività anche oltre le 12 miglia dalla costa, mettendo ulteriormente in difficoltà il nostro Paese, che già dipende per l’80% dell’energia dall’estero, con un conseguente costo delle bollette di luce e gas per famiglie e imprese italiane maggiore rispetto a quelle degli altri paesi”.


Cauto sull’approvazione del blocco anche il viceministro allo Sviluppo economico, Dario Galli, sempre delle Lega, che chiarisce che di inserire lo stop alle trivelle nel Decreto Semplificazioni “si sta discutendo, c’è questa proposta di emendamento e si sta trovando l’equilibrio giusto perché credo che le posizioni siano abbastanza chiare”.

Galli, continua, riprendendo la necessità di un equilibrio fra il fabbisogno energetico e tutela del territorio: “Bisogna salvaguardare l’interesse del rispetto ambientale – chiarisce – ma c’è anche un paese che ha necessità di altro tipo e che in ogni modo bisogna il più possibile soddisfare al minor costo possibile”.

Il viceministro fa sapere che il testo diffuso nella nota del Mise potrebbe non essere quello definitivo: diversi emendamenti “sono stati già preparati e alcuni si stanno ancora mettendo a punto. Tra oggi e lunedì dovrebbero essere definiti e da martedì si partirà con l’analisi ufficiale degli emendamenti in commissione”.

A stretto giro arriva la replica tramite le parole di Stefano Patuanelli, capogruppo 5 Stelle al Senato: “La posizione del Governo per noi è sacrosanta. Noi del Movimento 5 Stelle siamo contrari alle trivellazioni. L’Italia è un paese fragile, lo viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, e che ha bisogno di una politica energetica seria e lungimirante e che non guardi al passato”.

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Volendo in qualche modo far pesare il maggior peso elettorale e parlamentare del Movimento 5 Stelle, continua:”Il 4 marzo è stato segnato un solco tra vecchia e nuova politica. La ricerca di combustibili fossili e la conseguente devastazione dei nostri territori rappresenta il passato. Vogliamo un Paese diverso: lo dobbiamo alle future generazioni”.

Nella polemica entra a gamba tesa Bonelli della federazione dei Verdi che prende nuovamente di mira i grillini: “Gli esponenti del M5S pur di uscire dall’imbarazzo della situazione in cui si erano messi da soli con le loro mani senza l’aiuto di nessuno annunciano il blocco dei permessi di ricerca degli idrocarburi, compresi quelli nel mar Ionio, ma non avevano concordato questo emendamento con il loro alleato di governo: la Lega”.

Bonelli si spinge fino a ipotizzare e auspicare, sulla questione delle trivelle, una rottura definitiva: “Vedremo come andrà a finire, ma ribadisco che siamo all’apoteosi dell’approssimazione al governo. Attendiamo di leggere l’emendamento e di vedere se la Lega lo voterà. Cadrà il governo sulle Trivelle? Io me lo auguro con tutto il cuore.”

Il tentativo di riposizionamento a sinistra del Movimento 5 Stelle in prospettiva delle elezioni europee si scontra però con l’evidenza di far parte di un governo con un alleato, all’apice del consenso, che non può e non vuole cedere su punti identitari, ma anche su quelli cari alla base più produttiva del suo elettorato. La soluzione per mantenere l’equilibrio sembra in fondo essere quella di ogni governo, anche il più lontano dal “cambiamento”: il compromesso al ribasso.