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Eurozona, l’Italia è l’unico Paese dove l’occupazione è in calo

17 Gennaio 2019 - 13:42 Francesco Seghezzi
I nuovi dati Ocse confermano che il nostro Paese è al penultimo posto in Europa (58,6%) per numero di occupati, seconda solo alla Grecia

L'Italia è l'unico Paese europeo che ha visto diminuire l'occupazione nel III trimestre 2018. Lo comunica oggi l'OCSE presentando dati che collocano il nostro Paese al penultimo posto in Europa come tasso d'occupazione, dopo la Grecia.

Al di la della notizia in sé, che comunque conferma la difficoltà italiana ed è l'ennesimo segnale di rallentamento, questi dati consentono di riflettere su uno dei problemi principali, e storici, del mercato del lavoro italiano. Parliamo del tasso di occupazione, da sempre bassissimo, che rende insostenibile il welfare e il sistema previdenziale italiano. Su 100 persone in età da lavoro sono infatti solo 58,6 quelle occupate. In Germania sono 76, in Francia e Belgio 65, perfino in Spagna, un Paese molto simile al nostro, sono 62.

Ma il dato è ancora più chiaro se prendiamo tutta la popolazione italiana. Su 100 persone quelle che lavorano sono solo 38,9. Abbiamo poi 4persone che non lavorano ma cercano attivamente un lavoro (disoccupati), 34,7 persone inattive in età non lavorativa (13,5 sotto i 15 anni e 21 sopra i 65 anni) e 22 persone che sono in età da lavoro ma non lavorano. Questo, in poche parole, significa che ogni lavoratore italiano deve mantenere sé stesso e circa 1,5 persone. Una situazione insostenibile e che è all'origine di quasi tutti gli squilibri sociali ed economici italiani, soprattutto riguardo ai conti pubblici.

Infatti poche persone che lavorano significano poche persone che pagano tasse e contributi. E quindi meno risorse per finanziare welfare, pensioni, sanità, istruzione. L'invecchiamento della popolazione, che l'Italia soffre più di altri Paesi europei, non fa che aggravare la situazione, che peggiorerà nei prossimi anni, come ha ricordato recentemente il Fondo Monetario Internazionale.

Le cause sono tante. Si va dal lavoro nero di circa 3 milioni di persone che non pagano integralmente o totalmente tasse e contributi pur beneficiando dei servizi pagati dalla collettività, al basso tasso di occupazione femminile (solo 49,5 donne lavorano su 100 in età da lavoro). Passando naturalmente dal bassissimo tasso di occupazione giovanile: in Italia lavorano 30 giovani su 100 tra i 15 e i 29 anni (tirocinanti inclusi). In Europa la media è di 49, in Germania sono 58, in Francia 44 e in Spagna 36.

Numeri che parlano da soli e che contribuiscono a ridimensionare tanti dei dibattiti che riempiono giornali e talk show. Tutto è estremamente marginale rispetto a questo problema, e ben poco si potrà risolvere se non si lavora per creare nuova occupazione. Ci sarebbe molto da discutere sulle ricette che servono per creare lavoro ma una cosa è certa: negli ultimi 10 anni abbiamo avuto 10 riforme del lavoro, il tasso di occupazione è rimasto lo stesso. Ricominciamo a parlare di economia e lasciamo, per il momento, le norme da parte.

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