Graziella Viviano: «Ho perso mia figlia per un guardrail killer. Lotto perché non accada ad altri» – L’intervista

Elena Aubry è morta a 26 anni per l’assenza in Italia di “dispositivi salva motociclisti”. Grazie a sua madre le protezioni presto saranno legge. L’intervista di Open  

Una protezione in gomma applicata ai guardrail può salvare molte vite ogni anno. E forse avrebbe potuto salvare anche la vita di sua figliaElena Aubry,motociclista di 26 anni, morta il 6maggio 2018suvia Ostiense, a Roma. Una strada dissestata, punteggiata di buche eradici di alberi che deformano l’asfalto e lo rendono irregolare. Graziella Viviano, madre di Elena, da quel giorno porta avanti una costante battaglia per la sicurezza stradale di chi si muove in moto o scooter. Una battaglia che trova il suo pilastro in un obiettivo molto semplice: l’installazione di una protezione elementare, dai costi bassi e di facile montaggio, che non richiede la sostituzione o la modifica dei vecchi guardrail.


Graziella Viviano: «Ho perso mia figlia per un guardrail killer. Lotto perché non accada ad altri» foto 4


Associazione motociclisti incolumi / Simulazione di incidente|

Il dispositivo, contenuto in un vecchio decreto rispolverato lo scorso ottobregrazie al contributo della donna, è ora sul tavolo della Commissione europea che potrà esprimere eventuali rilievi entro il 28 febbraio. «Se tuttofileràliscio come ci aspettiamo – ha annunciato su Facebook il ministro delle Infrastrutture Toninellidopo l’incontro con Viviano – la norma sarà presto in vigore eobbligherài gestori delle nostre strade a installare alla base dei guardrail i Dsm(Dispositivi salva motociclisti) nei tratti più pericolosi e con un’alta incidentalità accertata».

«Pensate di scivolare da una moto o da una bicicletta e di finire a gran velocità in direzione del guardrail – spiega a Open Graziella Viviano -. Ad accogliere il corpo troverete dei paletti che affettano: significa sbattere contro delle lame. Inutile dirvi quale sia il risultato: io lo conosco molto bene perché l’ha pagato mia figlia».

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I “guardrail ghigliottina” sono la fonte di pericolo più grave per unmotociclista che scivola e cade. Il DR46(questo il nome del dispositivo di sicurezza) proteggerebbe la persona dalle lame di ferroin caso di impatto laterale contro le barriere stradali, grazie al materiale plastico giallo che consente di attutire l’urto.

In Italia, il componente di sicurezza è stato brevettato dalla società milaneseSnoline, facente capo al gruppo americano Lindsay Corporation, Un video, pubblicato sul sito della società, spiega per immagini quello che avviene in caso di caduta del motociclista attraverso un test di simulazione, emostra anche quanto sia facile installare queste fasce salvavita in plastica gommosadi colore giallo.

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L’incontro con Toninelli e il decreto in Commissione europea

«È assurdomorire per colpa di un guardrail che dovrebbe proteggerti- ha continuatoToninellisu Facebook -.Ancora più assurdo pensare che ciò accada non per un problema di soldi, ma soltanto perché manca una norma che obblighi chi gestisce le strade a installare una protezione adatta a scooteristi e motociclisti». Sempre nel post, il ministro ha espresso la sua stima per Graziella Viviano e per la lotta intrapresa dopo la morte di sua figlia Elena:«Il suo dolore si è trasformato in una battaglia civile importantissima per la sicurezza di chi viaggia, tema centrale del mio mandato».

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«Sono molto contenta che il ministro mi abbia ricevuta, La priorità e muoversi il più veloce possibile per ottenere risultati concreti», ha commenta Graziella Viviano che, nel caso di parere negativo della Commissione europea, tornerà dal ministro delle Infrastrutture per chiedereche si proceda con una fase di sperimentazione del dispositivo salvamotociclisti.

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La signora Viviano sostiene checi sarebbero associazioni dispostea finanziare i dispositivi salva motociclisti. Il problema dunque non sarebbe economico: le protezioninon possono essere installate «perché in Italia manca un piano di attuazione della normativa europea».

La Spagna, per esempio, si comporta diversamente. Contro i guardrail killer, ormai anni fa, sono stati stanziati fondi per milioni di euro per installare questidispositivi di sicurezza in numerosi tratti stradali a rischio, nei punti ad alto tasso di incidenti.

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L’appello:«Segnalatebuche e radici con bomboletta spray o vernice colorata»

Dopo la morte della figlia, Graziella Viviano ha anche lanciato a Roma una campagna contro le buche invitando i cittadini a segnalarle con bomboletta spray o vernice colorata. Un gesto che – oltre a segnare un pericolo da evitare – facilitail lavoro di quei volontari che si fanno carico ditapparle.

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«È una cosa di una semplicità incredibile che produce risultati immediati – afferma la signora Viviano -. Se qualcuno l’avesse fatto per mia figlia a quest’ora Elena sarebbe qui».

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Il manifesto

In vista dell’incontro con il ministro, Viviano ha pensato che sarebbe stato utile unire le voci, le forze, gli intenti di tutte le associazioni che la sostengono «per sbloccare questa situazione e aiutare gli italiani a non morire sulle strade». Da qui, l’idea di un manifesto dei motociclisti, In poche ore, la mamma di Elena Aubry ha raccolto circa 80milafirme tra Roma, Bologna e il nord est. Il prossimo obiettivo, assicura, è quello di «fondare un’associazione italiana salva motociclisti».

Si va in moto per esigenza, per abbreviare i tempi e a volte anche per questioni economiche. Ma poi c’è anche la passione, l’amore, la sensazione di sentirsi liberi. Lo si fa per il vento sul viso, come se fosse un sogno. Purtroppo la pericolosità dei guardrail fainfrangere le nostre passioni e la nostra “responsabile” libertà togliendoci il bene più prezioso, la vita. Siamo solidali con la nostra portavoce Graziella Viviano, per sollecitare le istituzioni, affinché nessuno debba più piangere un Angelo volato in cielo per causa di un guardrail crudele e assassino (dal Manifesto dei motociclisti).

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«Per la prima volta, il mondo italiano dei motociclisti – afferma – si sta organizzando intorno a un obiettivo comune: quello della vita». E conclude: «Questa è una esigenza fortissima. Serve qualcuno che si occupi della vita del cittadino che va in moto».

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Elena Aubry, morta a 26 anni|