Onu: «In Venezuela almeno 40 morti in sette giorni»

Sanzioni sul petrolio, blocco dei conti correnti e due manifestazioni di piazza che potrebbero portare nuovi morti. Parte l’attacco finale all’erede di Chavez. Intanto dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni, sul quaderno del consigliere per la sicurezza è stato notato un appunto: «5 mila truppe in Colombia», di cui però Bogotà ha affermato di non sapere nulla 

Il presidente autoproclamato del Venezuela, Juan Guaidó, ha annunciato di aver dato inizio a una «presa di controllo progressiva e ordinata» degli asset del Paese all’estero. L’obiettivo di questa iniziativa è evitare che il presidente ancora in carica, Nicolas Maduro, e i suoi fedeli possano saccheggiare risorse prima di un’eventuale fuga: «È necessario che nella fase di uscita l’usurpatore e la sua banda non decidano di raschiare il fondo del barile», ha scritto Guaidó in un comunicato diffuso su Twitter. Intanto secondo l’Onu sarebbero almeno 40 i morti in Venezuela in una settimana, di cui 26 avrebbero perso la vita a causa di spari delle forze di sicurezza. Mentre circa 850 persone sarebbero finite in manette, di questi 700 soltanto nella giornata di autoproclamazione di Guaidó. A renderlo noto il portavoce dell’ufficio Onu per i diritti umani, Rupert Colville, che ha precisato che anche un membro della Guardia Bolivariana risulta ucciso nello Stato di Monaqas.


Il leader dell’opposizione ha «ordinato il trasferimento dei conti della Repubblica». «Il controllo di questi asset – ha scritto – sarà affidato al parlamento venezuelano, come prevede la Costituzione». Oltre ai soldi, Guaidó vuole colpire anche il petrolio nominando i nuovi dirigenti della compagnia petrolifera statale venezuelana Pdvsa e della sua filiale negli Stati Uniti, che per primi hanno riconosciuto il suo mandato. L’azienda è stata presa di mira anche dagli Usa: il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, ha annunciato sanzioni contro la società petrolifera e ha chiesto all’esercito venezuelano di accettare una transizione pacifica del potere.


Sanzioni che sono state definite«illegittime» dalla Russia.Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ricordato poi «l’atteggiamento coerente di Mosca a tali restrizioni, alle quali i colleghi americani stanno cominciando a ricorrere sempre più spesso». Il Cremlino ha messo anche in guardia sulle«conseguenze gravi» qualora paesi terzi dovessero intervenire negli affari del Venezuela. Ma ha definito«inammissibile» una potenziale assistenza militare della Russia al Venezuela. «Questa è una questione molto delicata: tali dichiarazioni non favoriscono la normalizzazione della situazione in Venezuela e la risoluzione dei problemi interni», ha sottolineato Peskov. Mentre il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha assicurato che la Russia farà «il possibile per sostenere Maduro». La questione del contingente militare è sorta dopo che il consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton è stato fotografato con un quaderno con due note visibili («Afghanistan: benvenuto ai colloqui» e «5 mila truppe in Colombia») durante una conferenza stampa sul Venezuela. Ma il governo colombiano ha assicurato di non avere alcuna informazione a riguardo.

«Attento Venezuela!» ha detto Maduro in un intervento televisivo dopo l’annuncio da parte del dipartimento di Stato americano di nuove sanzioni, definite illegali e criminali, contro l’impresa venezuelana Pdvsa. L’obiettivo degli Stati Uniti – ha proseguito il presidente venezuelano – è quello di portarci via le ricchezze». E dunque Maduro ha assicurato che «prenderà tutte le misure legali, tecniche e commerciali per difendere gli interessi del suo Paese negli Stati Uniti». Secondo il segretario del Tesoro americano, Steven Mnuchin, il blocco «servirà a prevenire maggiori malversazioni dei fondi venezuelani da parte di Maduro e a preservare la proprietà del popolo venezuelano. Gli Stati Uniti conoscono i responsabili del tragico declino del Venezuela e continueranno ad usare tutti i loro strumenti diplomatici ed economici per appoggiare il presidente ad interim Juan Guaidó, l’Assemblea Nazionale e il popolo venezuelano nei loro sforzi per restaurare la democrazia», ha detto Mnuchin.

Juan Guaidó è il presidente dell’Assemblea Costituente Venezuelana e il leader dell’opposizione a Maduro. Il 23 gennaio si è autoproclamato presidente del Venezuela, ottenendo giorno dopo giorno l’appoggio delle maggiori potenze occidentali: Stati Uniti. Canada, Unione Europea, Francia, Germania, Spagna. In Italia Guaidò ha ottenuto l’appoggio di Salvini mentre i 5 Stelle sono rimasti su posizioni più prudenti. A favore di Maduro ci sono invece Russia e Cina. La sua destituzione ha provocato violenti scontri in cui sono morte, secondo l’Onu, 40 persone. Circa 850 persone sono state arrestate, di cui 77 minori. Questi numeri potrebbero aumentare nel corso della settimana: in un messaggio in diretta televisiva, Guaidó ha chiamato la popolazione a due nuove mobilitazioni. La prima manifestazione è stata convocata per mercoledì 30 gennaio a mezzogiorno: Guaidó ha chiesto ai suoi sostenitori di uscire da case e uffici per una manifestazione pacifica di due ore. Per il sabato successivo ha annunciato invece dimostrazioni di massa «in ogni angolo del Venezuela» e ovunque nel mondo.