Perquisizioni e sequestri a «Médiapart», il giornale d’inchiesta che indaga sull’ex collaboratore di Macron

«Non abbiamo commesso alcun reato, abbiamo solamente rivelato fatti di pubblico interesse», ha detto il fondatore del sito, Edwy Plenel

La procura di Parigi ha ordinato la perquisizione della redazione di Mediapart, il giornale d'inchiesta francese che ha rivelato i maggiori scandali politici negli ultimi 10 anni e che sta indagando sull'ex uomo di fiducia di Macron, Alexandre Benalla, immortalato mentre picchiava violentemente dei manifestanti il primo maggio 2018. La settimana scorsa, Médiapart aveva pubblicato la registrazione di un dialogo tra Benalla e Vincent Crase, ex deputato di La République en Marche, il partito di Macron, nei giorni seguenti all'apertura dell'indagine a loro carico, a luglio scorso. Nel file audio, Benalla afferma: «Assurdo, il capo [Emmanuel Macron] mi ha mandato un messaggio ieri sera, mi ha detto "Te li mangi. Sei più forte di loro, è per questo che ti tenevo vicino a me"». 


La procura di Parigi ha aperto un'inchiesta a carico di Mediapart per violazione della privacy dell'ex-collaboratore del Presidente e ha sequestrato l'apparecchiatura con cui sarebbe stata intercettata la conversazione. Secondo fonti vicine alla polizia, l'inchiesta non sarebbe stata sollecitata da una denuncia di Benalla, ma intrapresa autonomamente dalla procura. I responsabili del sito hanno rifiutato questa perquisizione. «Non abbiamo commesso alcun reato; non abbiamo violato la privacy di nessuno, abbiamo solamente rivelato fatti di pubblico interesse», ha affermato il presidente e cofondatore del sito, Edwy Plenel, durante una conferenza stampa indetta dalla redazione il pomeriggio stesso.


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Plenel ha definito l'atto «violento» e «rarissimo» affermando che «perquisire un giornale significa violare una libertà fondamentale». Médiapart dice di non aver mai subito perquisizioni, nemmeno per l'affare Bettencourt, che aveva rivelato i rapporti illeciti tra la ricca ereditiera e alcuni membri del governo Sarkozy. «È un gesto mai visto, una deriva liberticida per quanto riguarda la libertà di informare e la sua pietra miliare: la segretezza delle fonti», ha aggiunto Fabrice Arfi, corresponsabile delle inchieste del giornale, che ha aggiunto: «Questa redazione dev'essere un santuario affinché possiamo continuare a rivelare informazioni e a proteggere le nostre fonti». «È folle», ha concluso Plenel, «L'Eliseo non smette di volere soffocare l'affaire Benalla, che è un caso di Stato». 

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