AgCom in difesa di donne e migranti: multe salate a chi usa un linguaggio aggressivo, anche sui social

Il garante per le Comunicazioni ha varato un regolamento che vuole tutelare le categorie soggette a discriminazione nei programmi televisivi, ma anche sui social network. Focus su immigrati e donne. Il monitoraggio sarà continuo. Sanzioni da 10 mila fino a 250 mila euro dopo due richiami 

L‘AgCom (l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha varato un regolamento che è una vera e propria stretta contro i cosiddetti hate speech, cioè i «reati d'odio». Il provvedimento dovrebbe garantire maggiori tutele alle categorie che il Garante ritiene più vessate: gli immigrati e le donne. Le televisioni italiane rischieranno una multa da 10 mila fino a 250 mila euro per ogni caso in cui in una trasmissione vengano violate le norme previste dal regolamento stesso.


Maggiori tutele verranno fornite anche alle donne vittime di violenze: saranno sanzionate le espressioni, come, ad esempio, «se l’è cercata» riferite a donne vittime di stupro. Il regolamento introduce un monitoraggio continuo: se dopo due richiami un'emittente non provvederà a correggere la linea, le sanzioni saranno salate. La norma non riguarderà soltanto la televisione, ma anche i social network. In particolare verranno verificati i contenuti video di Youtube, ma anche quelli trasmessi dai network tradizionali come la radio.


Nel regolamento sono inserite una serie di pratiche specifiche da mettere in atto per evitare di produrre contenuti dai toni discriminatori. In particolare, gli elementi da verificare con attenzione sono:

 

  • il contenuto dei messaggi (SMS) mandati in sovraimpressione;
  • le notizie, le immagini e di ogni altro contenuto che potrebbero alimentare pregiudizi, generalizzazioni, stereotipi o convinzioni basate su discriminazioni;
  • il contesto, distinguendo la trattazione del caso specifico dalla generalizzazione dello stesso, evitando al contempo la diffusione di dati relativi alla sfera privata delle persone non rilevanti e pertinenti ai fini della cronaca;
  • evitare la diffusione di immagini e informazioni imprecise, sommarie, fuorvianti e tendenziose, che possano suscitare anche allarmi ingiustificati;
  • correggere tempestivamente e accuratamente, eventuali errori o inesattezze intervenuti nella diffusione di notizie e nella trattazione di temi che possano riguardare soggetti a rischio di discriminazione. A questo proposito nel caso in cui la trasmissione sia diffusa in diretta, i direttori, i registi, i conduttori e i giornalisti in studio o in collegamento esterno si impegnano a porre in essere ogni azione intesa a ripristinare l’equilibrio del dibattito per limitare o evitare situazioni suscettibili di degenerazione dei contenuti;
  • promuovere, anche attraverso specifici format, la diffusione di buone pratiche di inclusione sociale, di integrazione, di apertura alla diversità, dando voce diretta ai protagonisti.

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Il regolamento ha un focus particolare sull'emittente televisiva del servizio pubblico. La Rai, infatti, è tenuta a «diffondere i valori dell’accoglienza e dell’inclusione, del rispetto della legalità e della dignità della persona», nonché a «superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parità e di rispettare l’immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione».

Il Garante motiva l'intervento normativo e sanzionatorio citando il report annuale del 2018 dell'Associazione Carta di Roma, che si occupa dell'attuazione del protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione. Il rapporto ha evidenziato come una fetta consistente dell'informazione italiana nello scorso anno abbia affrontato il tema in modo allarmistico. Il titolo del report è inequivocabile: Notizie da chiusura. Ancora più chiara era la titolazione dello studio per l'anno precedente, contraddistinto dall'inizio dello scontro politico sui salvataggi in mare delle Ong: Notizie da paura.

Per il 2018 il report rivela che in alcuni programmi della Rai il macro tema immigrazione ha raggiunto la prima posizione con circa il 20% sul totale dei temi trattati. Nelle emittenti private tale macro tema è analogamente al primo posto con circa il 25% sul totale e il 33% se si include il tema “sicurezza”, che veniva tipicamente collegato al fenomeno migratorio.

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