La protesta dei ricercatori del Cnr: «Qui da 17 anni e non mi hanno ancora stabilizzato»

Chiedono una soluzione concreta per un migliaio di ricercatori rimasti fuori dalla legge Madia per la stabilizzazione nel settore della Pubblica amministrazione 

I precari del Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, scendono in piazza oggi, martedì 26 febbraio, a Roma, davanti alla sede di piazza Aldo Moro. Chiedono una soluzione concreta per un migliaio di ricercatori rimasti fuori dalla legge Madia per la stabilizzazione nel settore della Pubblica amministrazione.


«Manifesteremo da tutte le parti d'Italia: il Cnr è un ente dislocato dappertutto, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige», racconta a Open Daniele Trucchi, ricercatore e precario storico. Ha 43 anni, di cui 17 anni di precariato: sei come assegnista di ricerca e 11 a tempo determinato. Nel tempo ha vinto diversi progetti europei, e fa ricerca «su nuove tecnologie più efficienti e performanti» per la conversione dell'energia solare. «Da quando gestisco l'attività del mio gruppo di ricerca ho portato qui più o meno 5 milioni di euro di finanziamento», racconta. «La cosa kafkiana è che, nel tempo, ho partecipato alla selezione di ragazzi che poi sono stati stabilizzati. Mentre io no». 


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Daniele appartiene a coloro che definisce «gli esodati del Cnr». La questione è complessa e parte dalla legge Madia sulla stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione. Il provvedimento, dice Trucchi, prevedeva tre requisiti. «Venivano stabilizzati tutti i precari che avevano maturato, al 31 dicembre 2017, almeno tre anni negli ultimi otto di precariato all'interno di un ente, che avevano sostenuto delle procedure selettive per entrare nella posizione occupata precariamente» e che avevano fatto almeno un giorno di lavoro dopo il 28 agosto 2015. Sono i cosiddetti comma 1, un migliaio di persone che sono state stabilizzate lo scorso anno con la legge Madia e a cui se ne sono aggiunte altre 200 con un concorso ad hoc. 

E i lavoratori rimasti fuori dalla legge Madia? Sono un migliaio e sono quelli per i quali si scende in piazza: gli assegnasti di ricerca – circa 800 persone – «assunte con contratti a progetto e in attesa di fondi per la stabilizzazione che però non è detto che vengano stabilizzati», dice ancora Daniele, «un centinaio di persone chiamati in gergo "non prioritari" e poi un altro centinaio della categoria di cui faccio parte, le cosiddette chiamate dirette». Ovvero personale altamente qualificato, per esempio vincitori di progetti europei «che hanno portato milioni di euro in più tranche all'ente», gente anche con oltre dieci anni di precariato alle spalle, «con più di una idoneità e in graduatoria su concorsi validi per le loro figure». 

La protesta dei ricercatori del Cnr: «Qui da 17 anni e non mi hanno ancora stabilizzato» foto 1

Daniele Trucchi

Sono gli esodati perché per loro non c'è, al momento, alcuna possibilità di partecipare al processo di stabilizzazione. «Dovrebbe essere l'ente a valutare», dice Daniele Trucchi. «E fare come altri enti come l'Istituto superiore di sanità o quello di geofisica, che hanno stabilizzato anche le chiamate dirette. Siamo un centinaio di persone: è vero, il problema è la mancanza di budget, ma siamo un costo piccolo da sostenere». 

Risposte dal governo? «Nessuna dichiarazione diretta» dal ministro per l'Istruzione e la Ricerca Marco Bussetti. Il ministero «ha dato risposte parziali. Ci aspettavamo uno sforzo maggiore e ce lo aspettiamo ancora: chiediamo un maggiore controllo sui fondi dati al Cnr, perché l'ente potrebbe non vincolarli alle stabilizzazioni. Va detto che il viceministro Lorenzo Fioramonti è da sempre al nostro fianco e ha sposato questa battaglia». Per quest'anno «dovrebbero arrivare alcune centinaia di stabilizzazioni. Per ora, ancora, non si è visto nulla». 

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