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Sciopero Amazon: «Driver costretti a ritmi estenuanti».

26 Febbraio 2019 - 08:28 Felice Florio
Martedì 26 febbraio consegne bloccate in tutta la Lombardia. I lavoratori manifestano sotto la sede milanese per «gli eccessivi carichi di lavoro». Open ha sentito Elena Cottini di Amazon e Luca Stanzione della Cgil: ecco le due posizioni a confronto 

Stop alle consegne in tutta la Lombardia. Chi sta aspettando un pacco da Amazon non riceverà nessun prodotto martedì 26 febbraio. E sotto gli uffici del colosso dell’e-commerce in piazza XXV Aprile, a Milano, i corrieri manifesteranno a partire dalle 10:00.

Quattro ore dopo è atteso il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Torniamo a scioperare nella filiera di Amazon per denunciare i carichi di lavoro a cui sono sottoposti i driver che tutti i giorni consegnano i pacchi nelle case dei consumatori digitali», si legge nella nota congiunta Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, sindacati del settore.

L’azienda si smarca dalle accuse: «Per le consegne ai clienti, Amazon Logistics si avvale di piccole e medie imprese specializzate. Amazon richiede che tutti i fornitori di servizi di consegna rispettino il Codice di Condotta dei Fornitori Amazon, e garantiscano che gli autisti ricevano compensi adeguati, siano trattati con rispetto, si attengano a tutte le normative vigenti e al codice della strada, e guidino in modo sicuro», ha detto a Open Elena Cottini, Pr manager di Amazon Italia.

Chi è responsabile delle spedizioni?

C’è un punto che occorre chiarire: la multinazionale non effettua, dal punto di vista legale, la consegna a casa degli italiani. «Sono i corrieri nazionali e locali, che conoscono meglio il territorio, ad effettuare le consegne per Amazon. E sono quindi loro a coordinare il lavoro degli autisti», afferma Cottini.

Ma per Luca Stanzione, segretario generale Filt Lombardia: «Amazon è un marchio fortissimo, non è una semplice piattaforma digitale. Quando Amazon vende qualcosa, promette che il prodotto arriverà in tempi brevi. Inevitabilmente imprime al sistema una velocità che mette a rischio la sicurezza dei driver. È vero che i lavoratori sono assunti da aziende e corrieri che non hanno la stessa partita Iva di Amazon, ma durante l’esercizio rispondono agli algoritmi della piattaforma, consegnano prodotti venduti dalla piattaforma», continua Stanzione, «quindi, in un certo senso, in quel momento stanno lavorando per Amazon».

Il sovraccarico di lavoro e l’algoritmo

Per l’azienda, è proprio la tecnologia a garantire «Il numero di pacchi da consegnare è assegnato ai fornitori di servizi di consegna in maniera appropriata e si basa sulla densità dell’area in cui devono essere effettuate le consegne, sulle ore di lavoro, sulla distanza che devono percorrere.

Amazon assegna le rotte ai fornitori di servizi di consegna che poi le assegnano ai loro autisti sulla base della loro disponibilità», sostiene Cottini, e aggiunge: «Gli autisti hanno a disposizione un navigatore interno a Amazon, una specie di Google Maps, che calcola il percorso migliore per effettuare le consegne, ma possono scegliere anche di utilizzare anche un normale foglio di carta con le destinazioni di consegna e scegliere autonomamente la rotta. I corrieri che hanno una vocazione territoriale, per esempio, preferiscono il classico menabò cartaceo».

Non è d’accordo Stanzione, che a Open dice: «Prima di tutto, rispettare il contratto collettivo nazionale non vuol dire non sovraccaricare di lavoro i driver. Poi, va considerato che chi lavora nel settore in media consegna 100 pacchi al giorno. I corrieri che spediscono prodotti venduti da Amazon, invece, arrivano a consegnare 180 pacchi per turno».

Poi riguardo alle pressioni che Amazon eserciterebbe per aumentare la produttività afferma: «C’è un algoritmo che ogni giorno stabilisce che nel furgone devono essere caricati circa 180 pacchi. Mettiamo il caso che il driver, ogni giorno, ne riporti in magazzino 80, consegnando la media comune di 100 pacchi. Il giorno dopo, di nuovo 180 pacchi da consegnare. Non è questa una forma di pressione? Ne risentono qualità del servizio e aumentano i rischi per i driver. Ma ci tengo a precisare che non è una questione che riguarda solo il rapporto azienda-dipendenti: soprattutto nelle grandi città, ad esempio Milano, è la qualità della vita di tutti i cittadini a risentire di questa frenesia nelle consegne».

Sciopero Amazon: «Driver costretti a ritmi estenuanti». Ma per l'azienda il 90% degli autisti lavora meno delle ore previste foto 1

Contratti e orari di lavoro

Per Stanzione il problema generale è che «Amazon acquisisce fette di mercato notevoli, ha un fatturato simile al Pil di alcune nazioni. Ma alla sua crescita non corrisponde un aumento dei lavoratori assunti. La multinazionale non tiene conto che in un sistema tutto digitale, dematerializzato, l’unica contatto umano è con chi consegna i pacchi sull’uscio di casa. È l’unico volto dell’azienda e, se i driver lavorano in condizioni sfavorevoli, il danno d’immagine pesa su Amazon stessa e il servizio ne risulta depotenziato».

Nella nota dei sindacati poi, si criticano i contratti a tempo determinato: «Durante il periodo di novembre e dicembre il numero dei dipendenti assunti per le consegne dalle aziende in appalto ad Amazon è triplicato ma erano tutte assunzioni a tempo determinato. Un fenomeno diffuso nel settore. Dopo il picco natalizio infatti decine di lavoratori e lavoratrici sono rimasti a casa».

Cottini però vuole sottolineare che: «durante l’anno la gran parte degli autisti ha contratti a tempo indeterminato. Dati i volumi variabili della nostra attività, come ad esempio il Natale, i nostri partner ricorrono anche ad autisti con contratti in somministrazione, ma questo succede in ogni attività, non solo nelle consegne».

E chiarisce sulle ore di lavoro: «Circa il 90% degli autisti termina la propria giornata di lavoro prima delle 9 ore previste. Nel caso in cui venga richiesto straordinario, viene pagato il 30% in più come previsto dal contratto nazionale Trasporti e Logistica».

«Ma se nelle rilevazioni interne che fa Amazon tutto risulta a norma e quello del driver appare quasi il lavoro dei sogni, come mai c’è un’altissima adesione ai sindacati in questo settore e l’adesione allo sciopero in Lombardia riguarda il 90% dei lavoratori della filiera?», dichiara Stanzione.

Marco Ferrara, responsabile dei rapporti con i corrieri di Amazon Logistics Italia, in una nota a Open scrive però che: «Lavoriamo con una grande varietà di corrieri e ci aspettiamo di continuare a farlo. Il nostro obiettivo è consegnare pacchi ai clienti entro la data di consegna prevista. Valutiamo i corrieri in base affidabilità, flessibilità, innovazione e costi. Abbiamo migliaia di ordini da consegnare in tutta Italia ogni settimana e valutiamo tutte le opzioni che forniscono i corrieri per assicurarci che le consegne avvengano in tempo per soddisfare o addirittura superare le aspettative dei nostri clienti».

Una situazione complessa quindi, con una rete a più livelli che è difficile sia da conoscere nel dettaglio che da valutare nel mix tra tutele ed efficienza. Vedremo come andrà oggi lo sciopero e quali saranno le sue conseguenze.

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