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La strage delle Fosse ardeatine non fu un semplice «errore»: polemiche per il tweet di Raggi

01 Marzo 2019 - 12:06 Chiara Piselli
Un tweet di cordoglio per la morte di Rosetta Stame, memoria storica dell'eccidio, si è trasformato in un boomerang

Non un errore, ma un orrore. Questo l'appunto che da più parti viene indirizzato alla sindaca di Roma Virginia Raggi per un commento sull'Eccidio delle Fosse Ardeatine e sulla morte di Rosetta Stame, racchiuso in un tweet del 27 febbraio. Le parole, si sa, sono importanti. E quelle scelte da Raggi per dire addio alla figlia di una vittima non sono passate inosservate.

Anzi, hanno scatenato polemiche per via di quella leggerezza con cui la sindaca sembra approcciarsi all'eccidio di 335 civili e militari italiani nel marzo 1944 da parte dei nazisti. Tutto parte da questo tweet dalle intenzioni probabilmente nobili ma dagli effetti imbarazzanti. Vuoi per ingenuità, vuoi per la fretta di esprimere cordoglio, ma questi 170 caratteri non le sono usciti esattamente bene. O comunque – i più scommettono sulla buona fede – sono parole che non rispecchiano il suo intento originario. 

https://twitter.com/statuses/1100786865886715904

Le parole tradiscono se non vengono selezionate con cura. E questo caso non fa eccezione visto che da ore, con la stessa dinamica di un boomerang, si scagliano sul volto della sindaca critiche e sberleffi. «Errore è quello che hanno commesso i romani votandola. Quello delle fosse ardeatine è un orrore», le scrivono su Twitter. E ancora: «Il massacro delle Fosse Ardeatine a Roma, crimine di guerra nazista con la collaborazione dei fascisti repubblichini, derubricato a "terribile errore". Basta. Cacciamoli via», oppure: «Errori? Ma cosa scrive? Strage, alle Fosse Ardeatine è stata una strage con 335 vittime, che non deve e non può essere sminuita ad errore. Vergogna».

https://twitter.com/statuses/1101236736343113730

Rosetta Stame e le Fosse ardeatine

Quando suo padre fu ucciso alle Fosse ardeatine, Rosetta Stame – morta il 27 febbraio a Roma – aveva solo 6 anni. Da quel giorno, il 24 marzo 1944, la vita di Rosetta non è stata solo quella di un'orfana, ma anche quella di una custode della memoria di quell'eccidio, compiuto durante l'occupazione nazifascista a Roma, in cui furono uccise 335 persone tra militari e civili. Per curare il suo dolore, ma soprattutto per mantenere viva la memoria collettiva di quella strage, Rosetta Stame ha militato per una vita nell'associazione dei familiari delle vittime delle Fosse ardeatine, di cui è stata presidente dal 2007.

Ogni anno la sua voce scandiva uno a uno i nomi delle 335 vittime alla cerimonia in ricordo dell'eccidio. Ugo Nicola Stame era quello di suo padre, un tenore e un partigiano che si divideva tra l'arte del canto e l'antifascismo. Arruolatosi nel gruppo clandestino di resistenza Bandiera rossa, fu arrestato il 24 gennaio del 1944 e subì numerose torture. «L'immagine più chiara che ho di mio padre – ricordava Rosetta – è il suo volto sempre pieno di cerotti e di lividi. Entrava e usciva dal carcere, più volte era stato portato in via Tasso, era tra i sospettati di collaborare con la resistenza».

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