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Modena, «cercasi cameriere-barista-tuttofare per pub». La paga? 136 euro a settimana

Contattato da Open, il proprietario del pub ha spiegato che «questo è quello che mi posso permettere di pagare» e che «se la commercialista mi dice che non ci stiamo dentro molto probabilmente non assumiamo nessuno. Ero convinto che esisteva un contratto garanzia giovani o qualcosa che mi potevo permettere con la mia piccola realtà»

Lavorare al pub è una di quelle esperienze professionali che molti giovani hanno fatto nella vita, magari per mantenersi durante l'università. Rispetto al passato, però, questo mestiere sembra essere sempre meno conveniente: le offerte non latitano di certo, ma le condizioni contrattuali proposte e le retribuzioni offerte, in molti casi, sono al limite dello sfruttamento legalizzato.

È per esempio il caso di un pub modenese che su Subito.it e Facebook ha pubblicato un'offerta di lavoro molto poco allettante: «Cerchiamo una persona, anche senza esperienza, ma con voglia di mettersi in gioco e quindi voglia di imparare. I ruoli da svolgere sono: barista, cameriere/a, prendere gli ordini per telefono, consegna di pizze a domicilio, aiuto pizzaiolo e cuoco e pulizie del locale».

Gli orari di lavoro? È presto detto: «Lunedì, martedì e giovedì dalle 19 all'una di notte, venerdì e sabato dalle 19 alle 3 di notte, per un totale di 34 ore settimanali. Mercoledì e domenica di riposo». Secondo il proprietario, sarebbe un'offerta ideale come secondo lavoro o per degli studenti.

«Il candidato – spiega – deve avere la patente b, essere residente a Modena città e deve parlare bene l'italiano. Non è importante la nazione, il sesso o l'età. Retribuzione 4€ netti l'ora compreso la pausa per cenare e un buono di 6€ da spendere per la cena. Grazie per il tuo tempo». Insomma, dall'annuncio si evince che il candidato guadagnerebbe 136 euro a settimana per 34 ore lavorative, circa 540 al mese, a spanne.

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Open ha contattato via Facebook il proprietario del pub, chiedendo conto delle condizioni proposte e facendo notare che la paga non sarebbe in linea con quanto previsto dal contratto nazionale del lavoro del settore.

Il proprietario, tornando sui propri passi, ha risposto che «questo è quello che mi posso permettere di pagare» e che «se la commercialista mi dice che non ci stiamo dentro molto probabilmente non assumiamo nessuno. Ero convinto che esisteva un contratto garanzia giovani o qualcosa che mi potevo permettere con la mia piccola realtà».

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