L’Università di Gerusalemme rivela 110 manoscritti inediti di Einstein

La Hebrew University di Gerusalemme ha reso pubblici più di cento manoscritti inediti di Albert Einstein, in occasione dei 140 anni dalla nascita, il 14 marzo 1879

In attesa di festeggiare i 140 anni dalla nascita di Albert Einstein sono stati resi pubblici 110 manoscritti dello scienziato. Originalmente appartenevano aun collezionista americano, finendo poi negli Albert Einstein Archives, nel campus dell’Università ebraica Givat Ram a Gerusalemme. Una lettera all’amico Michele Besso colpisce per le sue riflessioni su scienza e vita privata,regalandoci anche momenti inediti della sua proverbiale ironia, specialmente sui rapporti con lareligione ebraica. Secondo quanto scriveva all’amico, potevano esserci dei vantaggi nell’abbandonare lafede:


Non sei obbligato a studiare il linguaggio dei nostri antenati, mentre io, come “santo ebreo”, dovrei essere imbarazzato dal fatto che non so quasi nulla, ma preferisco essere imbarazzato piuttosto che impararlo.


Le lettere tra Einstein e Besso ci avevano già regalato pillole interessanti. I due divennero amici nel 1890 quando studiavano a Zurigo, furono anche colleghi all’ufficio brevetti della città, quel luogo ormai leggendario in cui Einstein ebbe leintuizioni più grandi.

Alla ricerca di una teoria che unisse relatività e quantistica

Un altro documento interessante che si credeva perduto è l’appendice di un articolo scientifico presentato all’Accademia Reale delle Scienze della Prussia nel 1930. Tutt’oggi gli esperti che custodiscono gli archivi non sono stati in grado di stabilire con certezza il contesto scientifico di alcuni dei suoi calcoli – un problema che toccò anche ai contemporanei di Einstein quando nel 1905 venne pubblicata la Teoria della relatività ristretta – di certo sappiamo che facevano parte dei suoi sforzi per concepire una «teoria del tutto», una formula che unisse assieme l’ambito della relatività con quello della meccanica quantistica.

Einstein per ironia della sorte si trovò a essere uno dei precursori della meccanica quantistica, riuscendo a dimostrare l’effetto foto-elettrico, producendo un documento che gli valse il Nobel. Già nel 1916 scrisse tre lettere su uno studio che oggi è alla base della tecnologia del laser. Eppure non si convinse mai della compiutezza di questa nuova frontiera della fisica. Memorabili saranno le sue dispute a colpi di paradossi con Niels Bohr. Infine, in una quarta lettera del dicembre 1951, lo scienziato riconosce – dopo 50 anni di lavoro – di non essere riuscito a comprendere la natura quantica della luce.

L’avvento del nazismo

Ebreo in una Germania che cadeva progressivamente nelle mani del regime nazista, si trovava già in visita negli Stati Uniti quando nel 1933 Hitler salì al potere, così Einstein decise di non fare ritorno, salvandosi dalle persecuzioni che di lì a poco sarebbero diventate legali. Eppure conservò sempre un certo ottimismo verso il futuro, come dimostra una lettera al figlio Hans Albert, che si trovava in Svizzera:

Ho letto con un po’ di preoccupazione un movimento significativo in Svizzera, incitato dai banditi tedeschi, ma credo che anche in Germania le cose stiano lentamente iniziando a cambiare, speriamo solo che non ci sia una guerra prima d’allora in Europa. Il riarmo tedesco di per sé è certamente molto pericoloso, ma il resto dell’Europa sta finalmente iniziando a prenderlo sul serio, in particolare gli inglesi: sarebbe stato meglio e più facile se avessero agito con una mano più pesante un anno e mezzo fa.