Dopo l’attentato nelle moschee di Christchurch, i gesti di solidarietà dei neozelandesi

C’è chi ha organizzato una raccolta di cibo halal per i parenti dei feriti, chi invece si è offerto di accompagnare i cittadini di fede musulmana che avevano paura di uscire di casa da soli. Sui siti di crowdfunding invece sono stati raccolti quasi 2 milioni di euro in meno di 24 ore

«Questa non è la Nuova Zelanda». Così recita uno dei cartelloni con i quali i neo zelandesi hanno voluto commemorare le vittime dell’attacco terroristico avvenuto il 15 marzo in due moschee di Christchurch. terza città del Paese. Un attacco in cui sono morte 49 persone e sono rimaste ferite decine di altre, ma che ha colpito nel profondo la sensibilità dei cittadini che non si sono arresi a far cadere nel silenzio un colpo contro il loro modello di coesistenza e la loro stessa identità. Sono stati molti i gesti di solidarietà dopo l’attacco. Mentre nell’ospedale di Christchurch il personale medico lottava per salvare le vite dei feriti, in un sobborgo della città c’era chi faceva la fila per donare del cibo halal preparato secondo le norme della legge islamica- per i parenti delle vittime. Nel frattempo sui siti di crowdfunding piovevano le donazioni: in meno di 24 ore sono stati raccolti quasi 2 milioni di euro.


Un tweet di una donna neozelandese che si offriva di accompagnare in autobus o per strada chi, tra i suoi concittadini musulmani, aveva paura di uscire di casa, è stato condiviso circa 16 mila volte. Anche un disegno di una ragazza 25enne di Wellington, che ritrae un abbraccio tra due donne, una con il velo e una senza, un messaggio di «unione e amore» come lei stessa ha raccontato a Buzzfeed è diventato virale. Un abbraccio che ha anticipato la realtà. Il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern si è distinta per un gesto inconsueto e coraggioso. Dopo aver dichiarato che il Paese avrebbe subito rivisto le leggi sul possesso d’armi da fuoco, Ardern si è incontrata con il sindaco di Christchurch e alcuni membri della comunità musulmano indossando un velo nero, un hijab per esprimere la sua solidarietà ed è stata fotografata mentre abbracciava una donna di fede musulmana.Ai giornali anche lei ha detto: «La Nuova Zelanda che conosciamo non è così».