Da Alice a «Miss Hitler»: 22enne inglese vince un concorso neonazista e finisce in tribunale

La ragazza ha partecipato a un concorso online indetto sul social Vk da una associazione neonazista inglese 

Si chiama Alice Cutter, ha 22 anni e la sua storia non è stata partorita dalla mente satirica degli autori di Lercio. Come riporta il Guardian, la ragazza è finita in tribunale in quanto si sospetta che abbia militato nel gruppo neonazista National Action, riconosciuto illegale secondo una legge anti-terrorismo in vigore dal 2016. Quel che deve aver sorpreso il procuratore di Birmingham Barnaby Jameson sono le curiose circostanze in cui questa affiliazione politica è emersa.


La ragazza è sotto processo assieme al ragazzo Mark Jones e altri membri dell’organizzazione. Mark in particolare aveva posato in foto facendo il saluto nazista, l’immagine venne scattata nella stanza delle esecuzioni del campo di concentramento di Buchenwald in Germania nel 2016.


La ragazza – usando il nickname «Buchenwald Princess» – si è iscritta allo pseudo-concorso nello stesso anno, diventando la nuova «Miss Hitler», come una sorta di novella Eva Braun. Il concorso consisteva a sua volta nell’invio di foto, in una in particolare Alice fa il saluto nazista. Ma entrambi ci tengono a precisare di non essere nazisti.

La tesi del Procuratore invece potrebbe essere riassunta in questo modo: organizzare scene di «goliardia» nei locali di un campo di concentramento, con tanto di saluto nazista, «forse» è sintomo di neonazismo, così come partecipare a un concorso per diventare «Miss Hitler». Le immagini del concorso oltretutto sono state diffuse in rete, probabilmente allo scopo di incrementare gli iscritti.

La Corte ha potuto visionare anche la lettera di iscrizione al concorso della ragazza:

Le donne sono le figure più importanti quando si tratta di insegnare e far crescere la prossima generazione per essere forti e orgogliosi. Dobbiamo intensificare, essere le leonesse che dovremmo essere e fare a pezzi le iene che ridono di noi mentre veniamo violentate, picchiate, lavate nel cervello e de-femminilizzate in massa. Le iene non hanno parte nel nostro orgoglio e non lo faranno mai.

Dalle informazioni che abbiamo non è possibile al momento comprendere con adeguata certezza in cosa consista il legame tra lotta contro la «de-femminizzazione» e lo svilimento della memoria dello sterminio ebraico, forse non lo sapremo mai. Perché se è vero che certe cose sono state documentate con estrema perizia, altre invece dovremo rassegnarci a non saperle mai.

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