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Un videoclip sull’Olocausto, i Rammstein finiscono sotto accusa

29 Marzo 2019 - 15:08 Redazione
Dirette da Specter Berlin, le immagini di Deutschland intrecciano la crudezza di vari episodi violenti della storia della Germania con spettacolari allegorie 

Appena rilasciato, il nuovo videoclip dei Rammstein è già finito sul patibolo. Il gruppo metal tedesco pubblicherà il 17 maggio il suo settimo album, ma il lancio è stato minato dalle polemiche sorte in seguito alla pubblicazione del video del singolo Deutschland. Diretto da Specter Berlin, il clip di 9 minuti intreccia la crudezza di vari episodi violenti della storia della Germania con spettacolari allegorie della stessa.

Nel ritornello, il vocalist Till Lindemann, che nel video appare decapitato e poi baciato da una regina, canta:

Germania, il mio cuore in fiamme, vuole amarti e condannarti, Germania, il tuo respiro è freddo, così giovane eppure così vecchia.

Tra gli episodi narrati, l’Olocausto. Attori e cantanti figurano infatti appesi a dei cappi, con il tipico pigiama a righe dei detenuti dei lager, uno ha una stella di David cucita sulla giacca. Frapposti tra scene di battaglie medievali e trucidi sgozzamenti, appaiono scene che ritraggono gerarchi nazisti seduti attorno a un tavolo, che danno un calcio al masso che sostiene gli impiccati mentre fumano una sigaretta. Poi saranno giustiziati a colpi di fucile in faccia.

L’uso di queste immagini ha indignato molti spettatori, in particolare Charlotte Knobloch, sopravvissuta all’Olocausto e presidente del Concilio centrale degli ebrei in Germania. In un’intervista al giornale Bild l’86enne ha affermato: «Con questo video, la band ha oltrepassato una linea rossa. La strumentalizzazione della trivialità dell’Olocausto, come mostrata nelle immagini, è irresponsabile».

L’attuale presidente del Concilio, Josef Schuster, ha aggiunto: «Chiunque utilizzi l’Olocausto a scopo di marketing agisce in modo deplorevole e amorale». Al coro si è aggiunto Felix Klein, a capo dell’ufficio tedesco sull’antisemitismo, che ha detto: «Penso sia uno sfruttamento della libertà artistica di cattivo gusto».

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