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Alan Kurdi, evacuata per ragioni mediche un’altra donna incinta. La nave resta al largo di Malta

11 Aprile 2019 - 12:11 Angela Gennaro
L'equipaggio della nave della ong Sea Eye è in mare da 22 giorni, e da 8 attende l'indicazione di un porto di sbarco

Di nuovo un’evacuazione medica – le seconda in poche ore – dalla Alan Kurdi, la nave dell’ong Sea Eye ancora al largo di Maltain attesa dell’assegnazione di un porto sicuro per le persone soccorse al largo della Libia lo scorso 3 aprile. Una donna ha avuto una crisi epilettica ed è stata evacuata con una motovedetta: abordo restano quindi 62 migranti, e le 17 persone componenti l’equipaggio. Un’altra donna era stata fatta evacuare nelle scorse ore.

L’equipaggio della nave Alan Kurdi è in mare da 22 giorni, e da 8 attende l’indicazione di un porto di sbarco. La seconda donna evacuata, Osumah, di 23 anni, è incinta e ha avuto una crisi epilettica, scrive su Twitter la ong. È stato il comandante della nave, Werner Czerwinski, achiedere alle autorità maltesil’evacuazione immediata della ragazza nigeriana. Il marito, dice ancora Sea Eye, non ha potuto seguirla: non gli è stato permesso di sbarcare.

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«Possiamo solo sperare che la giovane donna possa presto stare meglio. Qui a bordo non potevamo più aiutarla»,spiega, in una nota della ong,Werner Czerwinski. Il capitano si dice preoccupato per i prossimi giorni.

«Le persone vengono da me e mi chiedono quanto tempo dovranno restare a bordo e perché ci vuole così tanto tempo. Hanno davvero paura della prossima fase di maltempo. Molti di loro hanno avuto il mal di mare e si sono ripresi solo lentamente. Hanno visto che due donne sono crollate e hanno dovuto essere evacuate. Questa non è una condizione adeguata per persone che hanno vissuto esperienze così terribili e non è una condizione adeguata nemmeno per il mio equipaggio».

Alan Kurdi, evacuata per ragioni mediche un'altra donna incinta. La nave resta al largo di Malta foto 1

La Alan Kurdi – è l’appello della ong – «ha urgente bisogno di una soluzione rapida, politica ma soprattutto umanitaria per gli altri 62 rifugiati e i 17 membri dell’equipaggio, le cui famiglie sono a loro volta preoccupate». La Commissione Europea, che sta negoziando sul caso, «non ha ancora ottenuto risultati concreti.

Non sono solo i membri dell’equipaggio e le persone soccorse ad essere provati. Questa situazione sta privando del sonno molti parenti a terra. Non è possibile che una persona dopo l’altra debba stare male per poter finalmente lasciare la nave», dice Gorden Isler, presidente di Sea-Eye.

Foto Sea Eye/Facebook

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