Roma, pressioni sul parroco: la chiesa della Magliana smette di dare aiuti alimentari ai rom

Don Antonio Interguglielmi è convinto: «La parrocchia è enorme, il quartiere difficile. Devo placare gli animi. Ai rom ho già distribuito 50 pacchi di Pasqua, ai residenti 120. Ora prima gli italiani». E le donne della periferia di Roma allontanano chi considerano uno straniero

I pacchi alimentari forniti dalle chiese sono indispensabili per quelle famiglie che cercano di sopravvivere nonostante le ristrettezze economiche. Nella periferia di Roma, nella parrocchia di San Gregorio Magno, quel pacco con un po' di pasta e verdure sarà consegnato «prima agli italiani».


Così, anche la carità cristiana diventa sovranista. Dopo le proteste di chi vive del difficile quartiere Magliana, don Antonio Interguglielmi ha accettato di dare i pacchi pasquali prima agli italiani. E subito la notizia è stata accolta con entusiasmo sul gruppo Facebook del quartiere: «È un grande, don Antonio. Ha confermato: prima gli italiani».


Tutto è cominciato quando, mercoledì 17 aprile, una lunga fila multietnica si è formata sulla parete laterale della chiesa: aspettavano la distribuzione degli aiuti. Gli abitanti del quartiere hanno strappato la promessa al prete.

«Adesso verifichiamo che il parroco, essendosi reso conto che la cosa coi rom gli era sfuggita di mano, continui a distribuire solo a chi ha bisogno. E noi guardiamo con attenzione», dice Alessandro Calvo, referente di CasaPound. Fa il picchetto insieme ad alcune donne del quartiere, in prima fila a controllare.

Il partito di estrema destra, in questi giorni, ha montato anche un proprio gazebo per la propria distribuzione di viveri «ai veri indigenti». Una guerra tra poveri che sta degenerando in troppi luoghi di Italia.

Kostel, 17enne rom del campo della Magliana, racconta a la Repubblica: «Ho provato a entrare in parrocchia ma sono stato fermato da alcune persone. Mi hanno chiesto "dove vai?", "Sei Residente?". Ho mostrato i documenti ma mi hanno cacciato comunque».

Don Antonio, sempre a la Repubblica, ha confermato tutto: «Ci siamo messi d'accordo, non posso rischiare un'altra Torre Maura. La parrocchia è enorme, il quartiere difficile. Devo placare gli animi. Ai rom ho già distribuito 50 pacchi di Pasqua, ai residenti 120. Ora prima gli italiani», dice.

Forse è il discorso più lontano dalla logica e dai valori cristiani. E verrebbe da dire "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".

Leggi anche: