Chi sono i due operai licenziati che protestano su un campanile per il reddito di cittadinanza – Il video

Secondo Antonio Barbati (Cobas Fca) ci sarebbe un buco legislativo che impedisce di accedere al reddito di cittadinanza a chi ne avrebbe necessità, come gli operai prima reintegrati e poi definitivamente licenziati per le lotte contro Marchionne

Sono in sciopero della fame e della sete da venerdì 19 aprile quando hanno deciso di salire sul campanile della Chiesa del Carmine, in piazza Mercato a Napoli. Si chiamano Mimmo Mignano e Marco Cusano e sono due ex operai di Fca, licenziati dall’azienda, che denunciano di non aver diritto al reddito di cittadinanza. Il 20 aprile il presidente dell’Inps Pasquale Tridico li aveva chiamati al telefono e aveva fissato un appuntamento per martedì prossimo, chiedendo di interrompere la protesta:«In virtù della loro situazione eccezionale attueremo una procedura straordinaria che consenta l’erogazione, superando la difficoltà tecnica esistente», aveva detto Tridico. Ma Mignano e Cusano, a Open, avevano replicato al presidente dell’Inps: «Non ci fidiamo più di nessuno».


Antonio Barbati, sindacalista dei Cobas di Fca, racconta oggi la loro storia, uguale a quella di altri tre ex colleghi. Spiega il sindacalista: «Questi cinque operai furono licenziati perché misero in scena il finto suicidio di Marchionne. In realtà misero in atto delle iniziative di lotta contro l’azienda e contro l’allora amministratore delegato Sergio Marchionne. C’è stata una lunga vertenza legale con alterni esiti. In primo grado è stato confermato il licenziamento, in secondo grado sono stati reintegrati, mentre la sentenza definitiva della Corte di Cassazione ha nuovamente confermato il licenziamento».


Qual è la loro condizione lavorativa oggi?Secondo Barbati «sono operai fuori dal ciclo produttivo, sono in estrema difficoltà economica e difficilmente potranno trovare una nuova occupazione, perché hanno più di cinquant’anni. E oggi scoprono di non avere neanche diritto al reddito di cittadinanza». Ma perché non possono accedere al reddito di cittadinanza? «Perché la legge – sostiene Barbati – è fatta con i piedi: per una questione di risorse e finanziamenti esigui se nel 2017 avevi un reddito che non ti consentiva di avere accesso al reddito di cittadinanza ne vieni escluso.

I cinque operai nel 2017 erano stati reintegrati sul posto di lavoro da una sentenza della corte d’Appello, ma questa condizione è variata 5 mesi dopo, con la sentenza della Cassazione. Loro quindi restano fuori». Cosa chiedono quindi gli operai? «Loro pongono una domanda: Se questa legge serve per aiutare i poveri e i poveri ne rimangono esclusi come loro, che senso ha questa legge?».

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