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Pensionato picchiato a morte dal branco, un 17enne: «Abbiamo fatto il video solo per ridere»

28 Aprile 2019 - 11:23 Redazione
Pioggia di dichiarazioni e giustificazioni dopo la morte di Antonio Stano, il pensionato 66enne morto dopo 18 giorni di agonia. Era stato massacrato da un branco di 14 giovani nella provincia di Taranto

La morte di Antonio Stano, il pensionato 66enne morto dopo esser stato vessato da un gruppo di giovani di Manduria, in provincia di Taranto, ha suscitato profonda rabbia e sdegno nell’opinione pubblica. Col passare delle ore, emergono sempre maggiori dettagli dalla chat «Gli orfanelli» dove i 14 giovani (12 minorenni e due maggiorenni) si scambiavano i video delle aggressioni al pensionato, vittima di stalking e vessazioni dal 2012.

I vicini di Antonio Stano avevano già sporto denuncia

A margine delle indagini è emerso un esposto presentato alle forze dell’ordine da parte dei vicini di casa di Stano e dal parroco di Manduria. «Da alcune settimane – si legge nella denuncia – durante le ore serali e le prime ore del mattino si stanno verificando diversi episodi di atti illeciti commessi da ignoti (circa 5/6 persone) a danno del signor Antonio Cosimo Stano». Nell’esposto si legge ancora: «Nello specifico segnaliamo continui e reiterati danneggiamenti che tali ignoti stanno perpetrando a danno dell’abitazione con lancio di pietre e oggetti vari al prospetto dell’abitazione e dando calci e colpi diretti alla porta d’ingresso e agli infissi della medesima casa».

Casa che visibilmente riporta tuttora dall’esterno i segni di continui attacchi, dal vetro distrutto ai segni lasciati sui muri e sulla porta dell’abitazione del pensionato.I vicini di casa avevano riportato alle autorità che lo stesso Antonio Stano aveva confessato di essere vittima di stalking e vessazioni continue da parte di un gruppo di giovani. Ragazzi che erano arrivati a introdursi acasa dell’uomo.

Un 17enne del branco:«Ho sbagliato, ma lo facevano tutti»

Un 17enne appartenente al branco ha dichiarato davanti ai carabinieri di «essersi sbagliato, spiegando che non si rendeva conto del male che stessero facendo al 66enne». Il giovane ha aggiunto poi di non averavuto la forza di fermare i suoi amici perché «lo facevano tutti». Il giovane dichiarato anche: «Io non l’ho mai toccato, ero nella chat, anzi nelle chat. Maera solo per ridereche facevamo girare quei video,mica lo volevamo morto».

«Giovani, anziani: siamo tutti coinvolti»

Durissime e amare le parole di don Dario De Stefano, il parroco di Manduria, uno dei firmatari della denuncia a difesa del pensionato: «Giovani, anziani: siamo tutti coinvolti. Ci sentiamo forti e invece siamo nulla. Siamo niente. Non sappiamo nemmeno rispettarci. Nemmeno ci sentiamo fratelli». Il parroco definisce poi i giovani “Malati di noia”: «Parlandoci li scopro più sensibili e profondi di quanto si possa pensare, ma senza appigli si perdono».

I genitori avevano ricevuto segnalazioni sul comportamento dei figli

Sul caso è intervenuto anche il vescovo di Oria, Vincenzo Pisanello: «Segnalammo ad alcuni genitori quanto accadeva, la situazione si conosceva. Non avemmo risposte». Simile l’osservazione di un educatore della parrocchia locale che su Facebook scrive: «Personalmente ho ripreso tante volte i ragazzi che bullizzavano il signore,chiamato le forze dell’ordine e chiamato i genitori, ma senzarisultati. Ora provo dispiacere per l’uomo, ma anche per i ragazziche, ahimè hanno perso l’occasione di vivere serenamente la propriaetà come tanti altri».

Una mamma: «Abbiamo fallito, ma nessuno si occupa di loro e qui non c’è niente da fare»

Una delle mamme dei ragazzi coinvolti, in un’intervista a la Repubblica, ha dichiarato di aver sbagliato e «fallito nel ruolo di genitore». Dopo aver precisato che fosse a conoscenza dei giovani che frequentava il figlio e descrivendoli come persone «studiose, di famiglie di persone per bene» ci tiene a puntualizzare: «Domandiamoci che fanno i ragazzi in un centro come questo.Non c’è niente, stanno in giro, davanti ai bar, ha chiuso anche il campo dell’oratorio perché ci sono i lavori. Passano male il loro tempo, ho letto che qualcuno ha parlato di noia ma secondo ma la questione è diversa: nessuno si occupa di loro». La donna, infine, si scusa «Non abbiamo fatto abbastanza».

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