Salvini e la circolare ai prefetti: «Più controlli sui luoghi di culto dei musulmani»

Dopo gli attentati nello Sri Lanka il ministro dell’Interno chiede di aumentare i controlli sui luoghi di culto e di aggregazione associati all’Islam

Per Salvini il nemico principale è lui: il terrorismo islamico. L’aveva già detto dopo gli attentati di Christchurch in Nuova Zelanda. Lo ha ribadito alla vigilia della festa per la liberazione del 25 aprile e, ancora una volta, dopo gli attentati di Pasqua nello Sri Lanka: «Il pericolo per l’Europa oggi non è il fascismo o il nazismo, ma il terrorismo islamico».


A un mese dalle elezioni europee il ministro dell’Interno accelera sui suoi cavalli di battaglia: i legami tra terrorismo e immigrazione. Nella circolare firmata la mattina del 30 aprile 2019 il vicepremier scrive ai prefetti per intensificare i controlli sui luoghi di culto: «Gli ambiti verso i quali si è rivolta l’attenzione degli operatori sono quelli in cui trova alimento e diffusione l’attività propagandistica ostile di DAESH (Isis, ndr)».


Un’attenzione particolare è rivolta ai luoghi di culto e agli ambienti di aggregazione dove, secondo il Viminale, vi sarebbe un’esposizione maggiore ai predicatori di orientamento estremista. Secondo il ministro dell’Interno i luoghi del proselitismo, come i «centri di aggregazione e le associazioni culturali asseritamente ispirate alla fede musulmana, distribuite su tutto il territorio nazionale» potrebbero nascondere dei pericoli.

Un aumento dei controlli che il ministero dell’Interno giustifica con l’allerta generata dagli attacchi di Pasqua a Colombo, in Sri Lanka: «Gli eventi degli ultimi anni fino ad arrivare ai più recenti attentati che il giorno di Pasqua hanno colpito lo Sri Lanka dimostrano come la tutela della sicurezza nazionale debba costantemente adeguarsi a nuovi profili di rischio». 

Salvini richiama al ruolo delle amministrazioni locali: «Si tratta, come è chiaro, di un impegno di grande portata che fa leva sulla naturale vocazione di quegli enti a “sentinella” delle comunità, volto ad accrescerne la resilienza all’estremismo violento, così da tutelare la sicurezza nazionale». 

«Altrettanto significativa per le dimensioni assunte è la tendenza alla migrazione di massa» – si legge nella circolare – «alimentata non solo da conflitti in atto a livello internazionale, ma soprattutto dalla mediazione di trafficanti senza scrupoli, organizzazioni e reti criminali coinvolte nella gestione dei flussi che veicolano come accessibile agli interessati la prospettiva di una vita migliore fuori dai Paesi di origine, alimentando i canali dell’immigrazione clandestina offerti all’eventualità di infiltrazioni terroristiche».

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