Da Tognazzi a Fazio, gli epurati Rai costante di tutti i governi

In principio furono Vianello e Tognazzi. Clamorosi quelli di Berlusconi, battezzati “Editto bulgaro”. Abbiamo selezionato le cacciate più popolari della storia dell’emittente pubblica

Che tempo che fa chiuderà i battenti tre settimane prima del previsto. O meglio, così sarà per lo spin off del lunedì sera Che Fuori Che Tempo Che Fa. L’annuncio lo ha dato il 12 maggio in diretta lo stesso Fazio. Per l’azienda non c’è alcun caso: si tratterebbe di una semplice sospensione di due settimane per lasciar spazio a trasmissioni dedicate alle elezioni europee e poi, il 3 giugno, dopo un lungo stop, non avrebbe avuto senso, secondo la direzione Rai, riproporre la trasmissione per una sola puntata. Eppure la parola che circola insistentemente da ieri sera è una sola: epurazione. Che all’attuale esecutivo Fazio non sia mai andato a genio non è un mistero: il ministro dell’Interno ha chiarito senza mezzi termini in diverse occasioni di avere molta poca simpatia per il conduttore ligure («Mi sta sulle palle», aveva detto Salvini) e altre volte lo ha attaccato per il suo compenso giudicato eccessivo; dal versante dei 5 Stelle, Fazio è uno storico bersaglio del blog di Beppe Grillo, che lo ha sempre considerato un intervistatore troppo morbido, per usare un eufemismo, nei confronti dei potenti che si sono avvicendati alla scrivania con l’acquario. Nel 2013, dal suo sito, Beppe Grillo definì Fazio uno «stuoino del Pd».


Che si voglia usare la parola epurazione o un’espressione meno forte è chiaro che la scelta di chiudere Fazio anticipatamente non può essere, se non ingenuamente, considerata neutra. Nulla di nuovo all’ombra del Cavallo di Viale Mazzini, verrebbe da dire. Quello che negli altri Paesi viene chiamato con garbo anglosassone spoil system in Italia ha, da sempre, preso la forma di una guerra aperta fra la politica che, nonostante le promesse di ogni colore, continua a controllare la Rai, e i personaggi più in vista del servizio pubblico. La lista degli epurati è lunghissima. Da quelli storici, come Vianello, Tognazzi e Fo fino ai più recenti allontanamenti nell’era renziana. Nel 1959, nonostante il grande successo di Un due treRaimondo Vianello e Ugo Tognazzi furono cacciatidalla Rai per una ragione che oggi ci fa sorridere. Lesa maestà. L’allora presidente del Repubblica Gronchi, infatti, nel sedersi in un palco alla Scala a Milano, accanto al Generale De Gaulle in visita nel nostro Paese, cadde a terra: qualcuno alle sue spalle, per eccesso di premura, tirò indietro la sedia un po’ troppo.


L’episodio venne ripreso in diretta, ma per rispetto all’Istituzione, non fu ripreso dagli organi di stampa. I due attori, però, durante la loro trasmissione riproposero la scena della caduta, senza citare il protagonista. Vianello tolse la sedia a Tognazzi che si stava sedendo e gli disse: «Chi ti credi di essere?». Da questa gag, la chiusura del programma. Altri tempi. Più politiche invece le ragioni della cacciata del futuro premio Nobel Dario Fo. Siamo nel 1962 e la trasmissione è la popolarissima Canzonissima. Fo è incaricato di mettere in scena alcuni sketch che intervallano la gara di canzoni abbinata alla Lotteria di Capodanno. Fo recitò la parte di un costruttore edile che si rifiutava di dotare di misure di sicurezza la propria azienda. Ci furono, in quel caso, anche interrogazioni parlamentari e Fo fu messo alla porta.

Anche l’era Renzi ha avuto i suoi epurati. Hanno lasciato la Rai per incompatibilitàcon le nuove “versioni” dei programmi che conducevano o a cui partecipavano, Giovanni Floris (che trasformerà il suo Balllarò in Di Martedì trasferendosi a La7), dopo un’intervista dai toni accessi con l’ex presidente del consiglio e Massimo Giannini, molto critico nei confronti dell’esperienza renziana di governo. Un caso fu anche la fine dell’era di Bianca Berlinguer come direttrice delTg3: alla figlia dello storico leader comunista verrà poi affidato il talk di prima serata del martedì Carta Bianca, che rimpiazzerà Ballarò.

Sicuramente nella storia di Viale Mazzini la cacciata più clamorosa, e rumorosa, è stata quello di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi a opera di Silvio Berlusconi nel 2001. L’annuncio arrivò dallo stesso Berlusconi in una conferenza stampa a Sofia: dal luogo da cui fu lanciata la fatwa, la definizione di “editto bulgaro”. Ma Enzo Biagi subì una doppia epurazione: prima di essere allontanato dalla Rai, dopo quarantadue anni di servizio, nel 1986 il giornalista aveva dovuto subire le ire dell’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi. La colpa di Biagi fu quella di aver intervistato il leader libico Gheddafi poche ore prima del bombardamento di Lampedusa da parte dei libici. L’intervista non fu mai mandata in onda.

Per quanto riguarda Luttazzi, di recente si è parlato di un suo ritorno in Rai, con un suo nuovo programma, già da ottobre, caldeggiato da Carlo Freccero, membro dal 4 agosto 2015 della consiglio d’amministrazione della Rai. Freccero, contattato da Open, però, frena: «Bisogna sapere anche se Luttazzi (il programma, ndr) lo vuole fare e quanto chiede. quindi è tutto quanto in alto mare». Vedremo. Oggi potremmo trovarci di fronte a un nuovo editto. E neppure tanto velato, come accadeva negli anni della Prima Repubblica quando gli sgraditi venivano accompagnati alla porta senza tanto clamore. Poi lo stile diretto, che anzi cavalcava lo scontro, e ipermediatico di Silvio Berlusconi. Una storia che si ripete con modalità diverse, ma seguendo sempre il medesimo principio: le mani della politica sulla Rai. Dai remoti anni 50, passando da Craxi al Cavaliere, fino a Salvini.

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